Vaccini: l’Italia è una bomba ad orologeria. E soltanto il 15% dei medici si è vaccinato

    Un tema controverso e non privo di dubbi e polemiche quello dei vaccini nel nostro Paese. Premessa l’efficacia e la preziosa opera preventiva che nella maggior parte dei casi (abbiamo purtroppo anche esiti spiacevoli), tali farmaci esercitano a vantaggio delle nuove generazioni, è di questi giorni una notizia che lascia a dir poco interdetti.
    Come ha infatti recentemente affermato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, all’agenzia di stampa AdnKronos: “In Italia mancano le vaccinazioni non solo ai bambini, ma anche agli adulti e agli anziani. Perfino i dottori, che sono vaccinati solo al 15% e questo è grave, in altri paesi non potrebbero neanche lavorare”.
    Entrando nel merito, una recente ricerca ha rivelato che del personale ospedaliero – medici ed infermieri – 1 su 10 sarebbe suscettibile al morbillo e che, a svantaggio dei pazienti esposti al contagio, soltanto su 3 ha fatto il vaccino antinfluenzale o. 
    Come hanno infatti evidenziato i recenti dati raccolti dal portale dell’ISSanità, ‘EpiCentro’, in merito all’epidemiologiada, il 10% dei casi notificati all’interno degli ambienti ospedalieri, in tre regioni come Lombardia, Piemonte e Lazio, è purtroppo relativo agli operatori sanitari.
    Nello specifico, in Piemonte nel periodo compreso tra il dicembre 2016 ed il marzo 2017, sono stati segnalati ben 334 casi di morbillo. Ebbene, di questi, 30 contagi sono avvenuti proprio all’interno degli ospedali; in particolare, si tratta di 23 operatori sanitari e di 7 pazienti ricoverati. Degli operatori sanitari censiti, mentre gli altri non risultavano essersi vaccinati, soltanto 2 si erano vaccinati (ma con una 1 sola dose). E se in Lombardia su 149 casi complessivamente registrati sempre fino al marzo 2017, si parla di ’solo’ 14 operatori sanitari contagiati, in Toscana la situazione rende maggiormente idea del delicato quadro: nei primi due mesi del 2017 infatti, tra gli operatori sanitari 1 su 3 è stato contagiato dal morbillo. Non a caso in città come Pisa e Firenze, che vantano una circolazione ospedaliera più importante, i contagi hanno rappresentato il 50%. Nel Lazio infine, nello stesso periodo monitorato, su 244 casi, 26 hanno interessato il persone sanitario ospedaliero.
    Dunque non deve meravigliarci quanto sottolineato dal Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità quando, alludendo agli eccessivi casi di medici e infermieri restii (i quali manifestano dubbi circa la reale incidenza di tale minaccia rispetto alla salute pubblica), parlano di un problema enorme.
    Dietro quell’incredibile ‘1 su 3’ di non vaccinati si celerebbe invece una realtà sconcertante: gli operatori sanitari intervistati in merito alle motivazioni per cui avrebbero rifiutato di vaccinarsi, tutti hanno palesato la paura di effetti avversi – gravi – dopo aver subito la vaccinazione!
    E dire che, nel frattempo, leggendo i nuovi LEA comparsi lo scorso marzo sulla Gazzetta Ufficiale, ci si propone di riuscire a perseguire, entro un paio di anni, elevate coperture vaccinali per ciascuno dei vaccini introdotti dal nuovo piano vaccinale.
    Dunque la situazione è tutt’altro che rosea. E affrontando il discorso vaccini in generale, il professor Ricciardi non si risparmia nel lanciare l’allarme: “Nel 1999 fu abolito il certificato per l’iscrizione a scuola e quindi oggi abbiamo adolescenti, adulti e anziani a rischio. Andrebbero vaccinate anche queste categorie, oggi sprovviste di protezione. Bisogna ricordare che mai come in questo momento è importante la vaccinazione: da questo punto di vista l’Italia è una ’bomba a orologeria’ perché sono centinaia di migliaia le persone suscettibili a malattie infettive. Il ruolo dell’Italia nella lotta per difendere la salute globale – ha aggiunto ‘l’anche’ membro dell’Executive Board dell’Oms – è importante perché il nostro Paese è al centro a livello geografico, in un mondo in cui oggi la mobilità è ai livelli più alti da quando esiste l’uomo. Sono problemi che vanno governati, perché queste migrazioni portano potenzialmente anche problemi di salute. Ma l’Italia è importante oltre che geograficamente anche scientificamente, perché ha esperienze, ricercatori e attività da sfruttare al meglio in questa lotta”. Dunque Ricciardi non ha dubbi: “Attualmente le sfide più importanti sono le malattie infettive, che sono quelle che più rapidamente si diffondono con i movimenti dei popoli: è importantissimo proteggere la popolazione italiana, e questo lo si fa proteggendo la popolazione mondiale. Ancora, c’è il problema del cambiamento climatico: oggi la situazione è drammatica, non abbiamo più di 20 anni, una o due generazioni, per agire. Infine, le malattie croniche: diabete, sovrappeso e obesità causate anche dall’alimentazione sbagliata stanno diventando problemi gravissimi anche nei Paesi a basso reddito”. “Abbiamo un servizio sanitario eccezionale, con molte disuguaglianze tra le regioni, dato che alcune vanno molto bene altre arrancano – spiega ancora l’esperto – La legge affida molti poteri alle regioni e quindi dobbiamo avere maggiore collaborazione tra Stato centrale e regioni. Su pulizia e infezioni l’Italia è in netto ritardo, siamo fanalini di coda, quasi non ci rendessimo conto. Serve quindi maggiora consapevolezza e mettersi in moto. Il problema dei vaccini – conclude infine Ricciardi – riguarda insomma gli italiani e non i migranti, che arrivano con i programmi internazionali e sono protetti. Il problema non è della migrazione ma della mobilità: un ambasciatore italiano ha riportato il morbillo in Messico. I migranti vengono vaccinati, loro vengono da paesi dove le malattie sono un pericoloso quotidiano, dove 5 milioni di bambini ancora non vengono vaccinati, sanno quanto è importante. Siamo noi quindi il problema, non i migranti

    Max Tamanti