Video hot Parlamento in difesa della Sarti

    Video hot Parlamento in difesa della Sarti. È una vigliaccata: in questi termini viene sintetizzato il caso dei video hot della Sarti che sono ormai diventati uno degli argomenti caldi, è proprio il caso di dirlo, in queste ore della politica. I video hot e le foto che in parlamento stanno accendendo interesse e polemiche e che hanno a che vedere con la Sarti sono però ora anche oggetto di una barriera protettiva e di proposte di intervento serie e fattive. Basta diffondere video intimi dei personaggi noti o pubblici. Questo il clou del messaggio che sta passando.

    Video hot Parlamento in difesa della Sarti. Basta diffondere dati riguardanti la sfera intima di una persona pubblica o famosa

    Basta diffondere dati riguardanti la sfera intima di una persona solo perchè si tratta di un personaggio noto o che eserciti funzioni pubbliche. Questo è l’incipit di un percorso normativo che in parlamento vogliono intraprendere dopo il caso dei video hot e delle foto intime della Sarti. Serve «il pieno rispetto della sua vita privata quando le notizie o i dati non hanno rilievo sul suo ruolo e sulla sua vita pubblica». Il garante della privacy mette un freno a chi diffonde immagini a sfondo sessuale di Giulia Sarti, l’ex presidente della Commissione Giustizia che si è autosospesa dal Movimento 5Stelle. Prima la questione dei mancati rimborsi, poi la battaglia con l’ex-compagno Bogdan Tibusche, ora i video hot che l’hanno messa al centro di una vera e propria gogna mediatica. Con foto e video hot che imperversano e continuano a girare in rete o sulle chat dei telefonini di giornalisti e parlamentari.
    Proprio oggi si avvia però in Senato l’ter della senatrice pentastellata Evangelista, sul revenge porn che indica la reclusione da uno a cinque anni e la multa da euro 927 ad euro 2.000 «a chiunque pubblica attraverso strumenti informatici o telematici immagini o video privati aventi un esplicito contenuto sessuale senza il consenso delle persone che ivi sono ritratte». Per ora le vittime possono solo appellarsi alla normativa sui reati di diffamazione, estorsione, violazione della privacy e trattamento scorretto dei dati personali. Con la normativa sul revenge porn’ si punisce anche chi diffonde le immagini e si intima i provider a rimuovere dalla rete ogni tipo di filmato a sfondo sessuale.