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    Walter Tobagi, chi era il giornalista ucciso 40 anni fa dal terrorismo rosso

    Sono passati 40 anni dal giorno in cui Walter Tobagi venne ucciso nel garage ‘Del Parco’, poco vicino alla sua abitazione, mentre cercava di raggiungere la sua Mini. Lo hanno aspettato lì alcuni componenti della Brigata XXVIII marzo, freddandolo a colpi di pistola. Pioveva quel giorno su Milano e Walter stava uscendo come sempre per fare al meglio il suo lavoro.

    Era un giovane giornalista, che ad appena 33 anni aveva nel curriculum sette libri, una cattedra da professore di storia all’Università di Milano, e un contratto con il Corriere della Sera, firmato a 25 anni. Facile intuire quanto fosse dotato. Troppo forse per il commando terroristico che si ispirava alle Brigate rosse che la mattina del 28 maggio del 1980 lo ha aspettato nel garage con la pistola in mano.

    Perché venne ucciso

    Nessuna rivendicazione da parte della Brigata XXVIII, il motivo di quell’omicidio è scritto nella chiusura dell’ultimo pezzo di Walter Tobagi. Metteva in discussione l’unità del terrorismo rosso, che si stava sgretolando in polemiche interne. Lo hanno ucciso per paura, perché aveva detto la verità. L’ultima della sua vita.

    Walter Tobagi fu ucciso barbaramente perché rappresentava ciò che i brigatisti negavano e volevano cancellare. Era un giornalista libero che indagava la realtà oltre gli stereotipi e pregiudizi, e i terroristi non tolleravano narrazioni diverse da quelle del loro schematismo ideologico”. Questo il ricordo che oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dedicato al giornalista freddato 40 anni, mentre a Milano aveva appena smesso di piovere.