‘SERVE UNA FLESSIBILITÀ INTELLIGENTE, LA CRESCITA NON VA OSTACOLATA. I PROSSIMI 12 MESI SONO CRUCIALI PER OTTENERE UNA NUOVA EUROPA’ AFFERMA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE JUNCKER

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    “I prossimi dodici mesi sono cruciali per ottenere una nuova Europa, che permetta di difendere il modo di vivere europeo, che merita di essere tutelato”. Così Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, intervenendo presso la seduta plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo, intervenendo sullo stato dell’Unione. “Il populismo – dice Juncker – non risolve i problemi, ma li crea. Pertanto, dobbiamo proteggerci dalle sirene che ventilano soluzioni facili a questioni complesse”. Quindi, commentando anche la situazione dei conti pubblici, il presidente della Commissione Europea ha affermato: “Serve flessibilità intelligente, la crescita non va ostacolata”. Poi, in uno dei passaggi più applauditi dall’aula di Strasburgo, Juncker ha tenuto a sottolineare che “l’Europa non è abbastanza sociale, dobbiamo dirlo chiaramente. La disoccupazione resta ancora troppo alta in Europa, anche se dal 2013 ad oggi 8 mln di nuovi posti di lavoro sono stati creati e l’occupazione sta crescendo in modo costante. Ma l’ingiustizia sociale continua, ed è per questo che dobbiamo metterci a lavorare molto velocemente sulla base dell’equità e della giustizia sociale”. Quindi il leader della Commissione Europea ha annunciato il raddoppio del piano di investimenti per l’Europa, che porta il suo nome. Il piano “da 350 mld che è stato concordato qui ha già raccolto 150 mld nel primo anno di operazioni; oltre 200mila pmi in Europa hanno avuto fondi, grazie all’Efsi (European Fund for Strategic Investments). Ora andiamo avanti: oggi proponiamo di raddoppiare la durata del fondo e la sua capacità finanziaria. Con il vostro aiuto, faremo sì che l’Efsi frutti almeno 500 mld di investimenti entro il 2020. E lavoreremo per raggiungere 630 mld entro il 2022. Naturalmente, con il contributo degli Stati membri possiamo arrivarci anche più velocemente. Il Trattato di Lisbona – ha continuato Juncker – permette agli Stati membri che lo desiderino di mettere in comune le loro capacità di difesa, sotto forma di una cooperazione strutturata e permanente. E’ arrivato il momento di fare uso di questo possibilità. L’Europa non può più permettersi di dipendere dalle forze militari dei singoli Paesi. Dobbiamo farci carico insieme della protezione dei nostri interessi. Nel corso degli ultimi dieci anni abbiamo partecipato a più di trenta missioni militari e civili dell’Ue, ma senza una struttura permanente non potremo più agire in maniera efficace.  Bisognerà che ci dotiamo di un quartier generale unico nel seno dell’Ue – ha affermato ancora il presidente della Commissione  – dobbiamo anche avere una forza militare che in certi casi agisca per l’Unione, in piena complementarità con la Nato. Più cooperazione militare europea non vuol dire meno difesa e solidarietà transatlantica. Da un punto di vista economico la messa in comune delle nostre strutture militari si giustifica chiaramente. La mancanza di solidarietà in materia di difesa costa all’Europa tra 20 e 40 mld di euro l’anno. Bisogna fare qualcosa, no? Per garantire la solidità dell’industria della difesa, inoltre, questa deve dare prova di capacità di innovazione. Per questo proporremo l’istituzione di un fondo europeo della difesa, per stimolare l’innovazione e la ricerca”.

    M.