‘TORTURE E STUPRI SUI MIGRANTI IN LIBIA DA PARTE DEI TRAFFICANTI DI ESSERE UMANI’. AMNESTY INTERNATIONAL: ‘LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE FACCIA DI PIْ

    clandestini-nel-doppiofondo550.jpg (550×275)

    Una triste conferma quella che giunge da Amnesty International che, legittimando i sospetti della comunità internazionale, ha raccolto le terribile testimonianze di centinaia di rifugiati e clandestini, costretti a subire violenze sessuale, uccisioni, torture e persecuzioni religiose, mettendosi nelle mani degli spietati ed infami trafficanti di esseri umani che imperversano in Libia. “Questi migranti e rifugiati hanno raccontato, con particolari agghiaccianti,l’orrore che sono stati costretti a subire in Libia: rapimenti, detenzione in carceri sotterranee per mesi, violenza sessuale, pestaggi, sfruttamento, uccisioni”, ha testimoniato la vicedirettrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, Magdalena Mughrabi. “La loro testimonianza fornisce un quadro terrificante di ciò da cui chi arriva in Europa ha cercato disperatamente di fuggire”. Come ha tenuto a raccontare la Mughrabi, dopo aver ascoltato le storie di quanti giunti in Italia dalla libia:  “Nessuna persona in cerca di protezione dovrebbe andare incontro a rapimenti, torture e stupri in Libia. La comunità internazionale dovrebbe impegnarsi al massimo per assicurare in primo luogo che i rifugiati non si dirigano in Libia. L’Unione Europea e i governi su scala mondiale dovrebbero incrementare di gran lunga il numero dei reinsediamenti e dei visti umanitari in favore dei rifugiati più vulnerabili che si trovano in condizioni difficili e hanno poche prospettive future nei Paesi prossimi al loro in cui sono fuggiti”. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni, sono almeno 264mila i migranti e rifugiati che sostano attualmente in Libia. La maggio parte di loro proviene dall’Africa sub-sahariana, lasciandosi alle spalle da guerre, persecuzione razziali e religiose, e povertà estrema. Dal canto suo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, afferma che circa 37.500 sono i rifugiati e i richiedenti asilo registrati, la metà dei quali siriani. Certo, in Libia, la situazione è a dir poco incandescente. Nonostante la formazione di un governo d’accordo nazionale, sponsorizzato dalle Nazioni Unite, in alcune parti della Libia tra cui Bengasi, Derna e Sirte si continua a combattere. “Le autorità libiche devono prendere misure urgenti per ristabilire la legge e proteggere i diritti dei migranti e dei rifugiati. Il governo sostenuto dalla comunità internazionale ha preso impegni per il rispetto e il rafforzamento della protezione dei diritti umani: ciò significa che ha il dovere di chiamare a rispondere i responsabili degli orrendi crimini che avvengono sul suo territorio”, ha evidenziato la vicedirettrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. La maggior parte dei migranti di cui Amnesty International ne ha raccolto le testimonianze, hanno raccontato di essere stati presi in consegna dai trafficanti, appena entrati in Libia o venduti alle bande criminali. Parecchi di loro hanno riferito di pestaggi, stupri, torture e sfruttamento.Alcuni hanno assistito a uccisioni da parte dei trasportatori, altri hanno visto compagni di viaggio morire a causa delle malattie o dei maltrattamenti subiti. “Quando arrivi in Libia, quello è il momento in cui inizia tutto, quando cominciano a picchiarti  – ha ricordato il 18enne somalo Ahmed, giunto in Libia nel novembre 2015 attraverso il Sudan – I trasportatori si rifiutavano di dare da bere e a volte sparavano a chi supplicava un goccio d’acqua, come è successo a un gruppo di siriani che stava morendo di sete”. Di suo, il Consiglio Europeo lo scorso 28 giugno ha esteso per un anno ancora l’operazione navale ’Sophia’ nel Mediterraneo centrale, mantenendo l’obiettivo di contrastare i trafficanti e aggiungendovi quelli della formazione e dello scambio di informazioni con la guardia costiera libica e del controllo sul rispetto dell’embargo sulle armi alla Libia. “L’Unione europea dovrebbe occuparsi meno di tenere migranti e rifugiati fuori dalle sue frontiere e concentrarsi maggiormente sulla messa a disposizione di percorsi legali e sicuri per coloro che sono intrappolati in Libia e cercano salvezza altrove. La priorità – ha aggiunto la Mughrabi – deve essere quella di salvare vite umane e per farlo occorre destinare risorse laddove servano per impedire ulteriori tragedie”.

    M.