(Adnkronos) – Le parole contano e il premier Mario Draghi le sceglie con cura, per rispondere al
la guerra del gas aperta da Putin. “I motivi per i tagli di forniture che colpiscono un po’ tutta l’Europa ci viene detto sono tecnici, una delle spiegazioni è che la manutenzione è difficile a causa delle sanzioni. Da parte della Germania e nostra e di altri riteniamo che queste siano bugie, che in realtà ci sia un uso politico del gas, come c’è un uso politico del grano”, dice parlando a Kiev.
Quindi, quelle che arrivano da Gazprom, evidentemente sostenuta da Putin, sono bugie, finalizzate a un uso politico del gas. Viene meno la cautela delle scorse ore, che aveva portato ancora stamattina Paolo Gentiloni a parlare di “segnali” sulle forniture di gas naturale nei confronti di “alcuni Stati membri”, e non di “decisioni”. Il commissario europeo all’Economia parlava a margine dell’Eurogruppo a Lussemburgo, dopo i tagli nelle consegne di gas da parte di Gazprom ad alcuni Paesi Ue, Italia compresa. Nelle previsioni economiche, ricorda, l’emergere di problemi nelle forniture di gas era incluso negli scenari avversi e “questo porterebbe la crescita entro l’anno in territorio negativo, ma per ora non è così, perché abbiamo segnali, non decisioni”. Secondo Draghi, invece, ci sono pochi dubbi: Putin gioca con i rubinetti del gas per mettere pressione all’Europa.
Intanto, ci sono da tenere sott’occhio gli stoccaggi. “Siamo arrivati al 52% dei livelli di stoccaggio del gas, il che ci rende abbastanza tranquilli nell’immediato e per l’inverno”, rassicura il premier.
Prima, si era espresso il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. “Da ieri Gazprom ha annunciato una restrizione dei flussi di gas. Questa restrizione è stata calcolata sulle capacità totali e ieri è stata circa del 10%. Sta di fatto che stiamo ricevendo meno gas e questo impatta non tanto sulle nostre attività giornaliere quanto sugli stoccaggi”.
Le motivazioni alla base della riduzione dei flussi, spiega Cingolani, “possono essere tecniche ma anche di pressione politica. Ora noi stiamo monitorando costantemente con gli operatori i flussi e se dovesse trattarsi di una cosa contingente, di uno o due giorni, allora l’emergenza rientra. Se invece dovesse rientrare in una dimensione stabile, per metà della settimana prossima, abbiamo tutti i nostri operatori pronti ad intervenire”.
“Stiamo valutanto tutto quanto. Al momento la situazione è sotto controllo, il danno è limitato ed è, in questa fase, compensabile” afferma il ministro, spiegando di avere più di 2-3 piani di riserva: “Abbiamo gli stoccaggi, comprese le riserve, intorno al 54% e dobbiamo arrivare al 90%. Ci sono in corso delle operazioni per accelerare e stiamo monitorando tutto quanto. Adesso non c’è altro da fare, dobbiamo avere dei dati statistici più accurati per decidere eventuali livelli di intervento”.