A Rimini la 35° edizione di Anci, Decaro: “No alla pace fiscale con i soldi dei Comuni”

    Rimini ospita la trentacinquesima edizione di Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Dopo gli ultimi eventi politici ed economici, il Presidente Antonio Decaro ha incentrato il suo discorso sulle figure dominanti delle ultime settimane, come Mimmo Lucano a cui manda un abbraccio, e Ilaria Cucchi, definita “una donna nell’arena di una tragedia”. Un discorso profondo e drammaticamente attuale a cui è seguito un lungo applauso, in piedi, da parte dei sindaci di tutti gli schieramenti. Antonio Decaro ha poi rivendicato il ruolo dei sindaci e chiesto maggiore rispetto al Governo. “La pace fiscale – ha detto – non può essere fatta certo con i soldi dei Comuni. Tagliare quattro miliardi di introiti sarebbe una dichiarazione di guerra contro i sindaci”.
    Presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “I primi cittadini – ha detto il capo dello Stato – nella pluralità dei loro orientamenti politici e dei territori di cui sono espressione, rappresentano la trama di un tessuto connettivo che compone un patrimonio originale e insostituibile del nostro Paese. Il loro compito è un impegno faticoso ma prezioso, di grande fascino e significato. Perché la politica è anzitutto servizio alle persone e alle comunità. Quando smarrisce questo carattere, la politica si spegne”. E ancora: Voi sindaci operate in un crocevia decisivo. Avete bisogno di risorse che assicurino le disponibilità finanziarie necessarie e difendano la dignità e la funzione dei governi comunali. I bilanci in equilibrio, l’efficienza dei servizi, i diritti garantiti ai cittadini, la sinergia tra pubblico e privato, in modo che crescano le opportunità per tutti, sono sfide a cui nessuna amministrazione può sottrarsi. Tale responsabilità accomuna chiunque svolga funzioni rappresentative perché si tratta di un patrimonio indivisibile”.
    Ed è proprio sul tema dei fondi che il presidente Decaro, in attesa dell’arrivo del premier Giuseppe Conte, ieri ha puntato il dito. “L’assegnazione dei 300 milioni del fondo Imu-Tasi è un atto dovuto e non vorremmo doverci rivolgerci ai tribunali anche su questa partita. Sono risorse dei Comuni che dal 2014 non
    hanno potuto ottenere gli stessi gettiti dell’anno prima per un cambiamento di regole sulle aliquote stabilito per legge. Sono risorse che spettano a tutti i Comuni anche quelle del decreto 66 del 2014 che ci ha tagliato 560 milioni all’anno con l’intesa che sarebbe stato un taglio temporaneo, per soli tre anni”. Invece, successivamente, “diverse leggi l’hanno prorogato. Ora viene a scadenza e non può più essere applicato dal 2019 in poi. Soldi che quindi devono ritornare nel Fondo di solidarietà”.
    Ma il tema centrale, riguardo la Legge di bilancio, attiene alla pace fiscale. E al condono delle cartelle sotto i mille euro. “Chiediamo – dice il presidente dell’Anci – che la legge di Bilancio tenga conto delle richieste che abbiamo formulato ormai da mesi. Non possiamo rimanere inascoltati. E soprattutto non possiamo essere ignorati nella preparazione dei provvedimenti che riguardano i poterli locali”.
    Per esempio, dice ancora Decaro, “non vorrei che la pace fiscale si trasformasse in una dichiarazione di guerra contro i sindaci. Stralciare tutti i carichi a ruolo degli anni 2000-2010 fino a mille euro significa intervenire sui carichi comunali che potrebbero ridursi di ben quattro miliardi. O, se vogliamo dirlo in modo più semplice, significa fare la pace fiscale con i soldi dei Comuni. Rivendichiamo la possibilità di scegliere se applicare o non applicare gli strumenti di definizione agevolata che saranno decisi. E gli effetti sugli equilibri di bilancio vanno valutati con precisione e, di conseguenza, compensati. Anche ai Comuni servono strumenti di pacificazione fiscale, cioè un nuovo assetto semplificato e autonomo delle entrate dei Comuni: un prelievo immobiliare unico aiuterebbe gli uffici comunali e gli stessi contribuenti oggi alle prese con Imu e Tasi”.