ANCHE IL ’RE DELL’EOLICO’ TRA I 12 IMPRENDITORI ARRESTATI PER AVER FINANZIATO MESSINA DENARO

    “Un’operazione che determina l’esito di un’articolata attività investigativa, avviata nell’aprile del 2014 sotto il coordinamento della Dda di Palermo, che ha consentito di cristallizzare una serie di condotte criminose poste in essere da esponenti delle famiglie mafiose di Vita e Salemi, ritenuti possibili favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro. Le indagini hanno consentito di individuare i capi delle famiglie della Cosa nostra di Vita e Salemi e di assicurare alla giustizia diversi gregari. Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nell’ambito di consulenze agricole e immobiliari, sono riusciti, attraverso società di fatto riconducibili all’organizzazione mafiosa ma fittiziamente intestate a terzi, a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname nonché in attività di ristorazione”. Così gli investigatori, a termine di una mega blitz condotto da oltre 100 uomini, tra Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e del Raggruppamento Operativo Speciale nonché personale della Dia, eseguito a danno dei fiancheggiatori del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Tra le 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere (e sequestri di beni), che il gip presso il Tribunale di Palermo ha emesso su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica, figura anche Nicastri, noto imprenditore trapanese conosciuto come il ’re dell’eolico’. Nello specifico, Nicastri (che il Financial Times aveva definito il ’Signore del vento’), è accusato di aver contribuito al finanziamento della latitanza di Messina Denaro. La sua ricchezza è infatti enorme, basti pensare che, appena qualche anno fa, la Dia (dopo aver attentamente ’studiato’ le sue 43 società), gli aveva aveva confiscato beni per qualcosa come 1,3 miliardi euro. Come hanno spiegato ancora gli inquirenti, “L’attività d’indagine ha consentito di accertare che parte del denaro derivante dagli investimenti sarebbe stata destinata, dai vertici di cosa nostra trapanese, al mantenimento del latitante Matteo Messina Denaro”. I soggetti arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e favoreggiamento nonché fittizia intestazione di beni tutti reati aggravati dalle modalità mafiose.
    M.