BELGRADO – OGGI L’INCONTRO TRA I MINISTRI DI RUSSIA E TURCHIA DOPO L’ACCUSA DI PUTIN AD ERDOGAN DI ACQUISTARE PETROLIO DALLO STATO ISLAMICO

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    Dopo aver rassicurato tutti circa la non intenzione di voler usare le armi contro la Turchia, tuttavia Putin è tornato ad accusare nuovamente Erdogan di complicità con l’Is nell’ambito del contrabbando di petrolio tra Siria e Turchia. Ad ogni modo c’è fiducia circa il colloquio che avrà luogo intorno alle 15.30, a Belgrado (a margine della riunione dell’Ocse) fra i ministri degli esteri di Russia e Turchia,Sergei Lavrov e Mevlut Cavusoglu. Il primo, ufficiale, tra i due Paesi, dopo l’abbattimento del caccia russo lo scorso 24 novembre. “Oggi presentiamo solo alcuni dei fatti che confermano che un team di banditi ed élite turche che ruba il petrolio dai loro vicini opera nella regione. Secondo le nostre informazioni la massima leadership politica del Paese,il presidente e la sua famiglia, ècoinvolta in questo business criminale”. Così, ieri, la Russia ha rinnovato le sue accuse nei confronti della Turchia, e lo ha fatto attraverso Anatoly Antonov, vice ministro della Difesa, che incontrando i giornalisti  ha parlato del traffico di “enormi quantità di petrolio” che entrano in territorio turco attraverso migliaia di camion. Affermazioni che seguono le denunce di pochi giorni fa di Vladimir Putin, che ha indicato il coinvolgimento del presidente turco Erdogan,nel contrabbando di petrolio con i militanti dell’Is. Le ultime dichiarazioni di Antonov seguono quindi le dure proteste del premier di Ankara che aveva pubblicamente chiesto al Cremlino di provare le sue accuse, dicendosi pronto a dimettersi laddove provate. E in questo senso i russi non hanno perso tempo: ai giornalisti sono state mostrate foto, scattate alla frontiera tra la Siria e la Turchia, con i camion carichi di petrolio. Un ‘contrabbando’ via via ridotto dai russi, in virtù dei raid operati contro i depositi dello Stato Islamico, anche questi video-documentati. “Le entrate per questa organizzazione terroristica erano di tre milioni di dollari al giorno, oggi sono di circa 1,5 milioni”, ha rivelato il generale russo Sergey Rudskoy, anticipando che a giorni sul sito del ministero saranno pubblicate altre prove. In sostanza Putin ha affermato che la Turchia, lo scorso 24 novembre, avrebbe abbattuto il Sukohi unicamente perché stava registrando i movimenti ai confini con la Siria per raccogliere prove sul contrabbando di petrolio. Accuse che Erdogan ha prontamente contestato, definendole “infamanti”. “L’atteggiamento russo dopo l’incidente non è stato molto diplomatico. E’ stato sensazionalistico. Non è stato bello parlare di sanzioni immediatamente dopo l’incidente”, ha riferito il presidente turco ai giornalisti. “L’approccio sarebbe stato diverso se si fosse saputo che il jet era russo – ha aggiunto Erdogan, che ha sempre affermato di non avere nessun interesse ad alimentare tensioni con la Russia – Intendevo che il tipo di avvertimento (ai piloti, ndr) sarebbe stato diverso e che la durata dell’avvertimento sarebbe stata maggiore. Dopo i recenti incidenti, la sensibilità delle regole di ingaggio è stata elevata. Dobbiamo essere vigili sulle violazioni dello spazio aereo dalla Siria. In questa situazione, c’era un jet di nazionalità sconosciuta che ha ignorato gli avvertimenti. In precedenza il tema della violazione dello spazio aereo era stato discusso con la Russia a tutti i livelli. Questa non è stata la prima violazione – ha aggiunto il premier di Ankara – Abbiamo i documenti e ci sono state centinaia di violazioni. Una violazione sul Mar Nero, lo scorso anno, è durata 15 minuti. Quando li abbiamo avvertiti, hanno risposto: ’Il pilota non parla bene l’inglese e c’è stato un fraintendimento’. Lo stesso problema c’è stato con la prima violazione dalla Siria. Da un punto di vista strategico, questi incidenti ci rattristano”.

     

    Max