Brexit, verso il rinvio ma confusione sulle date

    Sul fronte Brexit tutto tace, o meglio, l’unico proposito certo rimane quella di allontanare il più possibile la funesta eventualità di un’uscita senza accordo. Questo è probabilmente l’unico punto sul quale sembra esserci comunione d’intenti, vista la drammatica prospettiva di disastrose conseguenze per l’economia britannica e continentale: infatti, il clima di confusione si ripercuote perfino sulla prossima proroga: per Theresa May, su indicazione poco sindacabile del Parlamento, si parla de 30 giugno come data ultima, mentre l’Europa capitanata da Angela Merkel protrarrebbero la questione fino ad un anno, arrivando a metà 2020. Il Consiglio europeo, da parte sua, propone una concessione fino al termine di quest’anno, ma con il Regno Unito a pagare “dazio” assicurando le elezioni europee a maggio. 

    Brexit, la richiesta dei tories di ulteriore proroga

    Scoprire oggi quale sia il futuro della Brexit e del Regno Unito, quindi, appare opera quanto mai ardua e fumosa. Un possibile scenario potrebbe essere quello di una mini proroga, fino al primo giugno: nel frattempo i Comuni hannno approvato la mozione presentata dai tories (420 sì e 110 no) per sostenere la richiesta della May di formalizzare una richiesta di slittamento flessibile della Brexit, con termine massimo alla fine di giugno. Un via libera senza patemi, considerando l’assenza di emendamenti: hanno votato contro solo i conservatori dissidenti che rifiutano qualunque proposta che non sia l’uscita no deal il 12 aprile.
    Una richiesta che l’Europa ha accettato: “il Consiglio europeo concorda una proroga per permettere la ratifica dell’Accordo” è scritto nella relazione del vertice straordinario sulla Brexit.”Se l’accordo viene ratificato prima della data”, la Brexit“avverrà il primo giorno del mese successivo” viene specificato, anche se anche in questo caso non viene indicata una data limite. Nella bozza viene poi affermato che questa proroga non dovrà inficiare il buon funzionamento istituzionale. “Se il Regno Unito sarà ancora un membro dell’Ue il 23 e 26 maggio 2019 e se l’Accordo di recesso non sarà stato ratificato entro il 22 maggio, dovrà organizzare le elezioni per il Parlamento europeo, secondo la legge dell’Ue. Se il Regno Unito non assolve al suo obbligo il divorzio avverrà l’1 giugno 2019”