CIBO – ACQUISTIAMO OLTRE CIÒ CHE CONSUMIAMO. ’PACKAGING’ E PORZIONI MIRATE POSSONO RIDURRE GLI SPRECHI

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    Seppure non volontariamente, continuiamo ad acquistare cibo oltre le nostre reali necessità e, ’alla faccia’ di quanto non possono permetterselo, poi lo buttiamo intatto nei rifiuti. Una pessima abitudine di cui si è lungamente discusso al XXX Congresso d’Autunno di Giflex – Gruppo Italiano Imballaggio Flessibile – tenutosi in questi giorni a Milano. “Le persone in media comprano il 20% in più del cibo che riescono a consumare” ha sottolineato nel suo intervento Helén Williams, della Karlstad University. Stando ai suoi studi ed alle esperienze maturate in anni di approfondimento sull’argomento,  la ricercatrice svedese, ha spiegato come il ’packaging’ sia fondamentale per ridurre drasticamente gli sprechi alimentari. Unitamente a formati, o ’porzioni’ per esigenze adeguati alla bisogna dei clienti, grazie al packaging moltissime aziende impegnate nel settore del cibo potrebbero concorrere alla riduzione di questo orribile fenomeno. Del reso – come ricorda Claudia Sorlini, presidente del Comitato Scientifico per Expo del Comune di Milano – “il pack è fondamentale nelle filiere agricole e alimentari: in Egitto, per esempio, abbiamo riscontrato che si perde fino al 60% di frutta e verdura che vengono trasportati dai campi senza adeguati imballaggi”. Altro argomento interessante, le cosiddette ’scadenze’ per alcuni prodotti, che contribuiscono allo spreco grauito del cibo: Carmela Favarulo di Coop (Settore Politiche Sociali Associazione Nazionale Cooperative Consumatori), invoca per la bisogna un ’ripensamento’ anche a livello legislativo: “Oggi lavoriamo su vari fronti per minimizzare il food waste. Campagne di sensibilizzazione nelle scuole, razionalizzazione degli approvvigionamenti, politiche promozionali responsabili che non inducano all’accumulo (come il classico 3×2), donazione delle eccedenze alle Onlus, oggi 4000 tonnellate di cibo all’anno: se potessimo donare anche i prodotti che eccedono il termine minimo di conservazione, come già avviene in molti altri Paesi, creeremmo una filiera ancora più virtuosa”.  E’ esattamente come la pensa in proposito la direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni: “Un sistema di legge che dovrebbe essere premiante e incentivante per le aziende che adottano politiche sostenibili con risvolti positivi per la collettività”. Per concludere, il sociologo dei consumi Mauro Ferraresi ha spiegato come “i consumatori spesso accusano il packaging di essere ridondante e lo vedono come un rifiuto. Occorre pensare ad un packaging orientato alla sobrietà, capace non solo di attirare l’attenzione ma di favorire la fidelizzazione attraverso i valori della trasparenza e della sostenibilità. Il consumatore vuole saperne sempre di più sulla storia del prodotto che acquista”. Insomma, facendo la spesa pensiamo un po’ più attentamente a ciò che ne faremo di tutta quella roba che riempie il carrello…

    Max