Città orfane di verde: se ne discute al Vitruvio 4.0

    Vista la ‘decodificazione’ culturale che questa tema ha assunto, a ragione, negli anni, per molti sarà un esempio fuorviante in termini di paragone,. Ma quando Celentano negli anni ’70 denunciava l’edificazione di ‘Un albero di trenta piani’, o la cementificazione della periferica ‘Via Gluck’, non generava solo un indotto commerciale discografico, ma lanciava una sorta di monito rivolto alle generazioni future. Oggi, oltre 40 anni dopo ci si pone di fronte all’urgenza di dover in qualche modo far respirare le nostre città, soffocate dallo smog e dal cemento.
    Anche perché il verde urbano non è più un hobby da coltivare da pensionati o peggio, un vezzo borghese da esibire, ma una vera e propria urgenza. Il concetto di lavorare per rigenerare, riconvertire al verde (vedi le le terrazze infiorate, o gli orti che sovrastano gli attici parigini), il nostro habitat urbano oggi è divenuto quasi un dovere. 
    Oltretutto, vedere per credere, quel poco di verde che una volta ossigenava il centro delle città, oggi complice l’ignoranza ed il disinteresse delle istituzioni, versa in condizioni pietose, nel più totale stato di abbandono sotto cumuli di sporcizia.
    Nasce così il desiderio di intervenire, di dare una svolta attraverso una coscienza civile capace di coinvolgere tutti. 
    Un po’ quello che si propone di fare con ‘Verde urbano e metropolitano’, il ciclo di incontri ‘Vitruvio 4.0’ (organizzati da Mitsubishi Electric), quest’anno giunto al quarto appuntamento, che si prefigge l’obiettivo di esplorare il tema della rigenerazione urbana, da inedite prospettive.
    Tale incontro segue i dettami del Festival dello Sviluppo Sostenibile (http://festivalsvilupposostenibile.it/2019/cal/931/vitruvio-40-verde-urbano-e-metropolitano#.XNA8oDA…), la più importante e grande iniziativa italiana per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, diffondere la cultura della sostenibilità e realizzare un cambiamento culturale e politico che consenta all’Italia di attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e centrare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
    In questo quarto appuntamento sono stati invitati a discuterne i relatori Massimiliano Atelli, Ermete Realacci, Carlo Blasi, ed Edoardo Bianchi, con la giornalista de ‘La Repubblica Affari & Finanza’ Paola Jadeluca, per cercare così di comprendere assieme prospettive, difficoltà e progetti per la città verde.
    Come ben spiega infatti la nota che accompagna la presentazione dell’evento: “Il verde urbano non è più un mero abbellimento, bensì un mezzo naturale per risolvere i gravi problemi della città contemporanea, quali l’inquinamento dell’aria ed acustico, le isole di calore, la mitigazione dei fenomeni idrici. E’ anche uno strumento di rigenerazione urbana, capace di creare nuovi luoghi e spazi pubblici idonei a migliorare la vita sociale ed individuale. I parchi e giardini decorativi della città del ‘800 e del ‘900 oggi non bastano più e il progetto del verde urbano si arricchisce di nuove e diverse declinazioni: le architetture vegetali che abbattono i consumi di energia e mitigano il calore; le foreste urbane che cambiano il paesaggio e abbattono la CO2; le aree verdi che funzionano come vasche di laminazione idraulica.  Il risultato sarà una città differente, non più di “cemento”. Una città anche vegetale, con una migliore qualità della vita in un ambiente più sano”.
    Max