COPPIA ACIDO – DAL BANCO DEGLI IMPUTATI ALEXANDER BOETTCHER RIBADISCE: ‘HO RESPONSABILITÀ, MA LONTANO ANNI LUCE DA REATI, E SEMMAI DI COPPIA’

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    “Posso avere delle responsabilità, ma sono lontano anni luce dai reati che sono stati commessi”. E’ parso sicuro di sé e molto concentrato Alexander Boettcher, invitato rispondere dal pm Marcello Musso, nell’ambito del processo che lo vede sul banco degli imputati, al fianco della compagna Martina Levato, per le ormai ‘famose’ aggressioni all’acido. “Sono innocente – ha ribadito il ragazzo – Se ho delle responsabilità, sono responsabilità di coppia”. E Boettcher si dissocia anche dall’aggressione a Pietro Barbini, ex compagno di liceo di Martina, sfigurato con l’acido in una delle aggressioni delle quali il broker è accusato insieme alla compagna, “non sono stato arrestato con il martello in mano, non avevo nulla”, ha risposto al pm. “Il martello era per terra, io non avevo nulla in mano. Quando sono arrivato sul posto, con la mia macchina, ho visto un ragazzo che correva senza maglietta. L’ho rincorso e quando l’ho raggiunto lui mi ha messo a terra con una mossa di arti marziali. Poi è arrivato un altro uomo, suo padre, e un terzo uomo, che non ho mai più visto. E questo terzo uomo, con una mazzetta, mi ha colpito a una spalla”. E sul perché il pm gli chiede, avesse deciso di inseguire quel giovane, l’imputato risponde: “per istinto”. Poi, riguardo all’altra vittima della coppia, Stefano Savi, Maurizio Dalla Pria e Lavinia Mastroluca, consulenti medici nominati dalla difesa dello studente 25enne sfigurato dall’acido, non hanno dubbi: “Savi ha pochi margini di miglioramento, rischia depressione. Lasua situazione è “compromessa e irrecuperabile e rischia disturbi depressivi anche gravi”. Come evidenziano i periti “Stefano Savi è completamente cieco dall’occhio sinistro e presenta danni gravi al destro. Inoltre ha consistenti limitazioni funzionali, dovute a esiti cicatriziali devastanti. Per il futuro non possiamo prevedere quali saranno i postumi permanenti. Tuttavia la situazione ha solo possibilità di peggioramento per i rischi derivanti da possibili infezioni e per le conseguenze delle anestesie dei numerosi interventi che ha subito e che ancora dovrà affrontare. Il rischio, per lui, è di finire in depressione”. Anche perché le ‘orribili’ condizioni del suo viso “creano in lui disgusto e ribrezzo e non gli permettono di gestire una vita tranquilla e serena”. Savi infatti “è consapevole di provocare nei suoi interlocutori una sensazione gravemente spiacevole. Il suo volto – sottolineano giustamente i medici – anche con eventuali altri interventi, rimarrà sempre deformato, con una mancanza di espressività che non gli consentirà più di comunicare i suoi stati d’animo”. Oltre alla “patologia psichica legata all’esperienza traumatica vissuta rischia dunque disturbi depressivi, anche gravi, per tutti gli interrogativi che gli si porranno di fronte nelle relazioni con il mondo esterno”.

    M.