Home ATTUALITÀ Coronavirus, Fase 2, studio coreano: Flussi d’aria in spazi condivisi grave pericolo....

Coronavirus, Fase 2, studio coreano: Flussi d’aria in spazi condivisi grave pericolo. Cosa fare

Siamo a un passo dalla Fase 2 e sono in corso i lavori per adattare la nostra routine, sia lavorativa che personale e sociale, ai nuovi alleggerimenti, come li ha definiti il premier Conte nella sua recente conferenza stampa nella quale ha illustrato il da farsi a partire dalla data del 4 Maggio.

Leggi anche: Conferenza Stampa Conte oggi 26 aprile 2020, nuovo discorso in programma: quando parla il Premier

Sarà il primo alleggerimento al lockdown che prevederà altri step anche il prossimo 18 Maggio e poi il 1 Giugno, con progressive aperture che, in queste ore, hanno aperto il campo a diverse polemiche e dubbi al riguardo.

Non solo: si sono diffuse anche diverse opinioni anche illustri e diversi studi che, in occasione della riapertura di uffici e di altri luoghi di lavoro condivisi a partire dalla Fase 2, tendono ad analizzare tutti i possibili aspetti di rischio.

Di quali si tratta? E’ presto detto. Arriva dalla Sud Corea uno studio, ad esempio, sui flussi di aria nel luogo di lavoro.

Fase 2: flussi d’aria nei luoghi di lavoro pericolo per la salute

Dalla Corea del Sud arriva dunque uno studio sulla pericolosità dei flussi di aria da condividere a lungo che potrebbero rappresentare un problema per la salute dei lavoratori.

aggiornamento ore 00.11

Tra i luoghi a rischio con la riapertura nella Fase 2 ci sono gli uffici, che rappresentano un luogo dove è facile poter creare assembramenti. In Corea del Sud il KCDC – Korea Centers for Disease Control and Prevention – ha snocciolato con tutti i particolari la pericolosità dei flussi d’aria condivisi da più persone all’interno di uno stesso ambiente per più ore.

Leggi anche: Fase 2, Inail e Governo, sí allo Smart working dopo il 4 Maggio: prevenzione e produttivitá lavoratori, cosa cambia

Nel dettaglio si è analizzata la piantina di un locale dove è ubicato un call center. In essa viene spiegato nel dettaglio, con tanto di dimostrazioni visive, il sorgere di un focolaio del virus che sta tenendo iil mondo in ginocchio. L’epidemia è scoppia tra il settimo e l’undicesimo piano di un grattacielo che arriva fino a 19 piani. La scoperta del focolaio è dell’8 marzo 2020, con la chiusura degli spazi lavorativi.

aggiornamento ore 5,11

Fase 2, uffici ed altri luoghi di lavoro condivisi sono una fonte di focolai

Il call center oggetto di analisi ha al suo interno 922 dipendenti. Ai quali si aggiungono 203 residenti situati nei piani più alti del palazzo e 20 persone giunte loro in visita.

A tutti loro venne fatto il tampone di rilevamento del Covid nell’arco di tempo di 3 giorni. Venne avvisata anche tutta la gente rimasta per più di 5 minuti nell’area antistante il grattacielo. Si contarono 16.628 messaggi tramite app di tracciamento.

Le indagini hanno portato alla individuazione di 97 persone positive. E di queste, 94 lavoravano nel call center all’11° piano. Ci sono altri aspetti particolari su questa vicenda: a quello stesso piano lavorano 216 dipendenti. Ma oltre il 95% di tutti coloro che si sono ammalati occupavano la stessa ala del piano, su di uno stesso lato.

Fase 2: Condividere gli stessi spazi a aumenta la diffusione del virus

Questo dimostrerebbe secondo le autorità coreane, che il Coronavirus possa essere contagioso in ambienti di lavoro affollati o stretti, o quelli che non hanno il giusto cambio di aria negli uffici.

Pare inoltre che lo studio voglia dimostrare come il virus abbia comunque bisogno di tempi e contatti umani ravvicinati per attecchire e che il flusso di aria condizionata possa aver acuito il problema.

aggiornamento ore 10,21