Dl sicurezza: fronda dei sindaci, Regioni in Consulta

    Le regioni guidate dal governatore della Toscana Rossi si oppongono al dl sicurezza facendo ricorso alla Corte Costituzionale. Toscana, Umbria e Piemonte hanno annunciato l’appello alla Consulta, mentre l’Emilia Romagna, la Calabria e il Lazio di Nicola Zingaretti. Proprio il governatore candidato per le primarie del Partito Democratico ha dichiarato: “Il decreto è vergognoso. Incontrerò i sindaci nelle prossime ore per studiare, in modo che non abbia effetti immediati. Stiamo valutando il ricorso alla Consulta, che deve essere preparato nel modo migliore per tutelare la sicurezza e la civiltà messi in discussione “. Zingaretti annuncia anche lo stanziamento di 1,2 milioni di euro per impedire la chiusura degli Sprar, i centri di accoglienza per i migranti sparsi su tutto il territorio.

    “Contro il decreto sicurezza del governo la Regione Toscana farà ricorso alla Corte Costituzionale, con una delibera che sarà approvata nella seduta di giunta di lunedì prossimo” aveva dichiarato il governatore della Toscana Enrico Rossi, che in merito alla mobilitazione dei sindaci, ha affermato: “Fanno bene a ribellarsi ad una legge disumana che mette sulla strada, allo sbando, decine di migliaia di persone che così diventano facile preda dello sfruttamento brutale e della criminalità organizzata, aumentando l’insicurezza”. Matteo Salvini controbatte sull’onda dello slogan ’prima gli italiani’, sostenendo: “Ci sono 119mila toscani (pari a 53mila famiglie) in condizioni di povertà assoluta, si contano quasi 22mila domande per ottenere una casa popolare in tutta la Regione, si registra una sanità criticata da medici e utenti per le liste d’attesa, i tagli e i turni di lavoro massacranti. Eppure il governatore Rossi straparla del Decreto sicurezza che dà più legalità, risorse e strumenti agli amministratori locali. Lui pensa ai clandestini, noi agli italiani”. Ma, qualche ora più tardi, il governatore calabrese esce allo scoperto, dichiarano la sua contrarietà. Su Twitter: “È una legge da stoppare.  Promuoveremo, insieme ad altre Regioni, tutte le azioni utili contro una legge che viola diversi trattati internazionali sui diritti umani e i principi fondanti la nostra Costituzione. Siamo pronti a rivolgerci alla Corte Costituzionale”, twitta Mario Oliverio.

    Molti sindaci italiani di varie città stanno prendendo posizione contro Matteo Salvini e il suo decreto sicurezza. “Tutti i regimi hanno iniziato dalle leggi razziali” ha tuonato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando contro Matteo Salvini e il suo provvedimento. “Stiamo valutando la strada per arrivare alla Consulta”, ha commentato il sindaco di Firenze Dario Nardella, “Il linguaggio di Matteo Salvini è indegno di un ministro dell’Interno” è la replica del sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

    Non si arresta dunque la diatriba tra il leader del Caroccio e parte dei sindaci italiani dopo la ’disobbedienza’ al dl Sicurezza proclamata da Leoluca Orlando. Nella disputa esprime il suo parere anche il presidente Anci: “Le nuove norme mettono noi sindaci in una oggettiva difficoltà”, valuta, pragmaticamente, Antonio Decaro, sindaco Pd di Bari che, poi, mette altra carne al fuoco: “Le divisioni non servono”, commenta.I primi cittadini “cercano un po’ di pubblicità” ribatte Matteo Salvini che in un post con la foto di Orlando commenta: “La pacchia per certi sindaci è finita”. “Non si molla di un millimetro, si va avanti”, prosegue. Quindi il cinguettio: “Chi non rispetta il dl Sicurezza e aiuta i clandestini tradisce l’Italia e gli italiani, e ne risponderà davanti alla legge e alla Storia”. “Se il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia – ammonisce il presidente Anci, Decaro – siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare”. In aiuto al vicepremier leghista arriva il suo collega grillino: “La protesta dei sindaci è solo campagna elettorale” riassume così Luigi Di Maio. Orlando non molla e porrà la questione al giudice civile. “Ho dato incarico al capo ufficio legale del Comune – ha sostenuto – di adire davanti al giudice civile per sottoporre la questione del decreto Salvini”, si è espresso il primo cittadino palermitano. 

    Matteo Salvini, il ministro dell’Interno, ci era andato giù duro sui sindaci dissidenti. Il vicepremier ha tuonato contro i sindaci che, come Leoluca Orlando e Luigi De Magistris, hanno apertamente criticato i limiti del decreto sulla sicurezza, invitandoli a dimettersi. Nel frattempo, la schiera di primi cittadini che sottolineano la difficoltà di applicare il decreto è sempre più nutrita. Il sindaco Sala ha chiesto un passo indietro a Salvini: “Ministro Salvini, ascoltaci e rivedi il decreto sulla sicurezza, così è sbagliato! Noi sindaci abbiamo chiesto, anche attraverso l’ANCI, di ascoltare la nostra opinione su alcuni punti critici ed è necessario valutare l’impatto sociale ed economico della misura”.

    Il sindaco penta stellato di Livorno, Filippo Nogarin, è pronto ad obbedire anche se rimane scettico: “Il decreto sicurezza non è una buona legge, ci sono aspetti che non mi convincono da un punto di vista politico ed etico, altri sono invece difficili da applicare sul piano amministrativo. Ma di certo, noi siamo abituati a rispettare le leggi, quindi non chiederò ai miei dirigenti di ignorarle”.