Economia: Ue allo stallo, denuncia Dombrovskis

    “Se guardiamo agli sviluppi economici in Europa vediamo che la crescita economica sta rallentando. Le ultime previsioni parlavano di una crescita dell’1,3% nell’area quest’anno, ma in realtà i dati che continuano ad arrivare dopo le previsioni economiche d’inverno suggeriscono che questo rallentamento continua e in realtà potremmo avere dati di crescita inferiori nelle previsioni economiche di primavera”.
    Va dritto al cuore della questione Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea, che stamane a Bruxelles ha affrontato l’audizione alla commissione Econ dell’Europarlamento. Un discorso il suo atteso più che altro per dare conferma circa l’evidente difficoltà per l’Europa a far quadrare i conti (leggasi stime), rispetto a un divenire che continua economicamente ad inquietare.

    Gli stati dell’eurozona sono in grande sofferenza

    Come ben illustrato dall’esponente politico lettone, assodato che l’Eurozona sta soffrendo, rallentando inesorabilmente, è quanto meno ipotizzabile con quasi certezza che, la paventata crescita stimata per maggio – “specialmente l’Italia” – non rispecchierà le attese.
    Oltretutto, ha quindi aggiunto Dombrovskis, “Stiamo assistendo a un rallentamento in tutte le maggiori economie dell’Eurozona, in Germania, Francia e Italia, direi specialmente in Italia, ma anche nel Regno Unito e in Spagna. Quindi è un fattore abbastanza ampio: una cosa che abbiamo ripetutamente sottolineato agli Stati membri è che i Paesi dovrebbero utilizzare i periodi positivi, dato che siamo nel settimo anno di crescita economica, per ridurre i deficit di bilancio e per mettere la traiettoria del debito su una via chiaramente discendente. Mentre possiamo essere soddisfatti della politica complessiva di bilancio, la composizione non è l’ideale: ci sono Paesi ai quali abbiamo raccomandato di usare lo spazio di manovra per stimolare l’economia, che lo hanno fatto in misura minore di quanto desiderato, e sfortunatamente alcuni Paesi con alti livelli di deficit e di debito sono stati lenti a ridurli, cosa che è un fattore di rischio – ha quindi concluso – che monitoriamo con molta attenzione”.
    Max