I CYBER ATTACCHI, NUOVI ALLEATI DEL TERRORISMO, POSSONO ANCHE INFLUENZARE LE ELEZIONI

    Presentando la Relazione 2017 sulla politica dell’informazione per la sicurezza, stamane, illustrando le varie componenti dalle quali attinge la strategia terroristica, grande spazio è stato dato ai cosiddetti ’eventi cyber’, che hanno caratterizzato e delineato il quadro internazionale nel corso dello scorso anno. Uno studio, quello dei nostri 007, rivolto anche alle nostre dinamiche interne, che “ha portato all’attenzione anche il filone delle campagne di influenza che, prendendo avvio con la diffusione online di informazioni trafugate mediante attacchi cyber, hanno mirato a condizionare l’orientamento ed il sentiment delle opinioni pubbliche, specie allorquando queste ultime sono state chiamate alle urne. Tali campagne – si legge ancora nella relazione – hanno dimostrato di saper sfruttare, con l’impiego di tecniche sofisticate e di ingenti risorse finanziarie, sia gli attributi fondanti delle democrazie liberali (dalle libertà civili agli strumenti tecnologici più avanzati), sia le divisioni politiche, economiche e sociali dei contesti d’interesse, con l’obiettivo di introdurre, all’interno degli stessi, elementi di destabilizzazione e di minarne la coesione. Nello specifico, “la tipologia di attori ostili, anche nel 2017 ha trovato conferma il trend che vede nei gruppi hacktivisti la minaccia più rilevante in termini percentuali, con il 50% degli attacchi a fronte del 14% riferibili a gruppi di cyber-espionage. Entrambe le categorie hanno fatto registrare una flessione (rispettivamente, pari al -2% ed al -5%), a fronte di un aumento dei cd. ’Attori non meglio identificati’, che si sono attestati al 36% delle incursioni cyber. Elevato si è mantenuto, infatti, il numero complessivo di eventi per i quali non è stato possibile disporre di elementi univoci in termini di attribuzione e che, pertanto, sono stati inseriti sotto tale categoria”. Come spiega in proposito Alessandro Pansa, direttore generale del Dis, “Gli strumenti cyber possono svolgere un ruolo nel periodo elettorale”, motivo questo per i quale i servizi di intelligence sono “particolarmente attenti, mettendo a disposizione la nostra capacità e la nostra organizzazione per evitare che le attività di propaganda e di votazione subiscano conseguenze negative”. In tal contesto, viene sottolineato che da parte dell’intelligence “è sempre alta l’attenzione per le possibili spinte anti-sistema, soprattutto per quelle provenienti dai circuiti anarco-insurrezionalisti. Il 2017 ha visto infatti gli ambienti più radicali impegnati nel tentativo di rilanciare l’area sul piano operativo, a seguito dell’operazione di polizia giudiziaria denominata Scripta Manent (settembre 2016) condotta contro i militanti vicini alla pubblicazione Croce Nera Anarchica, accusati di aderire alla Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) che ha rivendicato, con l’inedita sigla Cellula Santiago Maldonado (dal nome di un attivista argentino), l’esplosione di un ordigno rudimentale davanti a una Stazione dei Carabinieri a Roma nel dicembre scorso”. Le attività della nostra intelligence si è inoltre “concentrata sulla gestione criminale dei migranti, convogliati alla stregua di merci su circuiti illegali utilizzabili anche per movimentare estremisti e returnees. Un pericolo, questo, particolarmente concreto per le rotte che attraversano il Continente africano”. Ad esempio nel 2017, sottolineano i Servizi di sicurezza nella Relazione, “la rotta del Mediterraneo centrale con origine dalle coste libiche ha rappresentato la direttrice principale dei movimenti migratori verso l’Italia. La netta diminuzione percentuale dei flussi provenienti dalla Libia non può ancora dirsi indicativa di una definitiva inversione di tendenza. Ciò – osservano i nostri 007 – a causa della resilienza e della flessibilità dei network criminali ed anche in ragione del permanere di profili di criticità che potrebbero contribuire ad una ripresa delle partenze alla volta del nostro Paese. La flessione registrata lungo la rotta libica ha visto determinarsi, in parallelo, nuove dinamiche, fra cui il rinnovato utilizzo della direttrice del Mediterraneo occidentale. Rispetto agli arrivi dalla Libia, quelli originati dalla Tunisia e dall’Algeria presentano caratteri peculiari: sono entrambi essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi “occulti”, effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici. Il nostro Paese – spiegano ancora i Servizi – rimane esposto soprattutto ai riflessi delle fibrillazioni nel Mediterraneo allargato. L’instabilità persistente della Libia ha offerto alle organizzazioni terroristiche rifugi sicuri e spazi di manovra. Le contraddizioni emerse dopo la caduta di Gheddafi hanno rappresentato, anche nel 2017, la trama di fondo di un contesto politico segnato da rotture e 4 particolarismi, che rendono la situazione tuttora fragile, precaria e suscettibile di involuzioni repentine. Nonostante la caduta nel 2016 di Sirte, Daesh non è stato espiantato dal Paese, confermando anche in questo contesto – al pari del teatro siro-iracheno – le proprie capacità di adattamento tattico. Esso si è dapprima ridislocato in altre aree della Libia, dove ha riorganizzato i propri ranghi, per poi tornare ad esprimere, dopo una fase di apparente remissività, un rinnovato attivismo culminato nell’attentato, agli inizi di ottobre, contro il Palazzo di Giustizia di Misurata. Le sconfitte dello Stato Islamico come entità territoriale hanno aperto una delicata fase vuoi in Iraq – che si prepara ad un appuntamento elettorale sensibile in un clima reso più complesso anche dal referendum sull’indipendenza del Kurdistan – vuoi in Siria. Qui, i successi riportati sulle forze di opposizione dal Regime damasceno e dai suoi sostenitori devono misurarsi con uno scenario che l’attivismo di potenze regionali, e non solo, contribuisce a rendere denso di incognite”.
    M.