I TEST NUCLEARI DI PYONGYANG SUSCITANO LA FERMA REAZIONE DEI LEADER DEL G7: ‘ORA BASTA’

    Sono mesi che la comunità internazionale continua a ‘condannare’ i test missilistici operati da Pyongyang ma, dopo l’aberrante lancio di ieri (parliamo di esplosioni che hanno addirittura provocato due terremoti), mai la reazione è stata così compatta. Nello specifico, a puntare il dito contro Kim Jong-un, una nota congiunta ‘partita’ dal G7, a firma dei premier Paolo Gentiloni, Justin Trudeau, Emmanuel Macron, Angela Merkel, Shinzo Abe, Theresa May, Donald Trump, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, i quali hanno condannato “nei termini più decisi i nuovi test nucleari condotti dalla Corea del Nord e esprimono solidarietà ai Paesi della regione per le conseguenze dei comportamenti irresponsabili di Pyongyang. La Corea del nord – si legge nella nota – come unico Paese che ha praticato test nucleari nel XXI secolo, continua a sfidare la comunità internazionale con seri, ripetuti e violazioni della legge internazionale anche in corso. Questi test nucleari sono una intollerabile provocazione che rappresentano una diretta sfida contro la comunità internazionale. I passi in avanti dei programmi nucleari e balistici, compreso lo sviluppo e la messa in prova dei missili balistici con gittata intercontinentale, tocca nuovi livelli di minaccia alla pace internazionale e alla stabilità e al regime di non proliferazione. Gli ultimi test nucleari, data la grandezza dell’esplosione, hanno portato la sfida ad un livello senza precedenti -proseguoni i leader del G7-. La Corea del Nord deve rispettare immediatamente tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e abbandonare tutti i programmi missilistici nucleari e balistici in modo completo, verificabile e irreversibile”. Dunque, i 7 grandi annunciano: “Siamo pronti a rafforzare ulteriormente le misure volte a conseguire tali obiettivi e invitano fortemente il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite a andare incontro alle sue responsabilità e adoperarsi per l’adozione di una nuova ed efficace risoluzione che preveda misure più forti. Ci appelliamo alla comunità internazionale per raddoppiare gli sforzi per assicurare un’attuazione sostenuta, completa e approfondita della risoluzione del Consiglio di sicurezza e garantire che la Corea del Nord ritorni alla legalità internazionale”. Dal canto suo l’Ue, attraverso la portavoce per gli Affari Esteri della Commissione Europea, Catherine Ray, ha spiegato che Bruxelles “ha già delle sanzioni, delle misure autonome estremamente estese in vigore nei confronti della Corea del Nord. Adottare misure aggiuntive è un’opzione disponibile nell’Ue, ma le decisioni spettano al Consiglio. Abbiamo visto le dichiarazioni del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, che sono molto vicine a quelle che abbiamo fatto in agosto. Condividiamo tutti lo stesso obiettivo, la denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile della penisola coreana”. Dalo canto suo Federica Mogherini, Alta Rappresentante per gli Affari Esteri ha affermato: “attendiamo con grande interesse la riunione del Consiglio di Sicurezza di oggi, che discuterà oggi della questione e speriamo che prenderà una posizione ferma ed efficace. Come d’abitudine, noi coordiniamo le nostre azioni con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu e con le sue decisioni. Mogherini è a Bled oggi (in Slovenia), parlerà della situazione in Corea del Nord e l’argomento sarà all’ordine del giorno del Gymnich (il Consiglio Affari Esteri informale) che si terrà a Tallinn nel prossimo fine settimana”. Mentre le Nazioni Unite si apprestano a riunirsi per discutere sull’atteggiamento della Corea del nord, una dura condanna per i test missilistici è giunta anche dall’Egitto e dal Bahrain. In tutto questo meraviglia un po’ la posizione della Cina, il cui ministro degli esteri, Geng Shuang, ha criticato il tweet del presidente Trump, dove annuncia che gli Stati Uniti starebbero considerando l’eventualità di uno stop agli scambi commerciali con “tutti i Paesi che fanno affari con la Corea del Nord. E’ inaccettabile la situazione in cui da un lato lavoriamo per risolvere una questione pacificamente, ma dall’altro lato i nostri interessi sono soggetti a sanzioni e sono messi a rischio”, Il ministero degli Esteri cinese ha poi aggiunto: “Non vogliamo che i nostri interessi siano danneggiati”, ed ha definito l’approccio di Trump “non oggettivo ed equo”.
    M.