INCASSATO IL SECCO NO DELLA BCE ALLA RICHIESTA DI PROROGA SULL’AUMENTO DI CAPITALE, PER MONTE DEI PASCHI SI PROFILA ORA ‘LA SOLUZIONE’ AIUTI DI STATO

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    Autorevoli fonti finanziarie hanno riferito che la Bce avrebbe respinto la richiesta avanzata da Mps di proroga al 20 gennaio della dead line per l’aumento di capitale da 5 mld. Un diniego che sposta l’attenzione sull’intervento pubblico che, dicono ancora, potrebbe arrivare a breve. Proprio stamane Padoan, ha incontrato presso il ministero dell’Economia,  l’ad della banca di Rocca Salimbeni, Marco Morelli, e il presidente, Alessandro Falciai. Del resto sono poche le alternative: il no della Banca Centrale rende a questo punto impraticabile la strada della ricapitalizzazione sul mercato. Il piano predisposto dagli advisor Jp Morgan e Mediobanca avrebbe avuto bisogno di più tempo, a maggior ragione dopo l’esito del referendum costituzionale e l’incertezza che ne è derivata. Come spiegano all’agenzia di stampa Adnkronos fonti vicine al dossier “era comunque ampiamente prevedibile, soprattutto dopo le parole di ieri di Draghi”. Una proroga, si spiega, “non avrebbe avuto fondamento” nelle regole e “avrebbe rappresentato un precedente” difficile da gestire. In conferenza stampa, ieri il presidente della Bce si è detto “fiducioso che il governo sappia cosa deve fare” e che la vulnerabilità delle banche “che c’è da tempo, sarà affrontata”. Parole che, si spiega oggi, “sono legate chiaramente alla scelta fatta dalla Vigilanza”. E che guardano all’intervento pubblico che si sta preparando in queste ore. Intanto a Piazza Affari Mps torna agli scambi, dopo una sospensione in asta di volatilità. Il titolo del gruppo senese a metà seduta perde il 5,28% a 20,65 euro. Gli occhi degli investitori sono ora puntati sull’intervento pubblico che potrebbe arrivare a breve. Tuttavia, a Mps ufficialmente non è ancora giunta nessuna comunicazione da parte della Bce sulla ’bocciatura’ alla proroga di tempo chiesta dal management per avviare l’aumento di capitale. E’ quanto fanno sapere fonti vicine alla banca. I consiglieri di Mps sono stati pre allertati per un possibile cda a Milano: in ogni caso, la riunione non avverrebbe prima delle 16.30 e la situazione è ancora in evoluzione. Ma molto più in generale quello che si sta profilando è un decreto omnibus sulle banche. Un intervento pubblico nel quadro delle regole europee, spiegano fonti interpellate dal’Adnkronos, che potrebbe essere varato dal governo dimissionario se, come è più probabile, dovessero prevalere logiche di urgenza, o dal prossimo esecutivo, se invece prevalessero ragioni di opportunità politica. Il cuore del provvedimento è la norma che consente la ricapitalizzazione precauzionale della banca di Rocca Salimbeni. Si lavora nell’ambito della direttiva europea sul bail-in: lo Stato subentra al consorzio di garanzia per l’aumento di capitale ma il prezzo da pagare è l’azzeramento dei bond subordinati. Al contrario, si punta a non penalizzare la clientela retail. Il provvedimento dovrebbe contenere poi un pacchetto di misure che non sono entrate nella legge di bilancio, a partire da nuove modalità per assicurare la disponibilità finanziaria al fondo di risoluzione. Si tratta di un meccanismo aggiuntivo, nel caso in cui le contribuzioni ordinarie e straordinarie già versate non bastassero. A trovare spazio nel dl potrebbero essere anche degli interventi che interessano le banche popolari, in particolare con una norma che modifichi il tetto oltre il quale diventa obbligatoria la trasformazione in società per azioni. Nel passaggio della legge di bilancio 2017 alla Camera si era parlato della necessità di adeguare la legislazione italiana a quella europea; la soluzione potrebbe arrivare grazie al decreto. Altro capitolo che dovrebbe essere affrontato è quello relativo al deffered tax asset: si pensa a una disciplina per il periodo d’imposta 2016, che confermi per il primo anno la piena computabilità nel patrimonio di vigilanza delle dta convertibili già in sede di primo bilancio infrannuale successivo. Inoltre il canone da versare annualmente dovrebbe essere commisurato alla differenza tra dta e imposte rilevanti, che risultino al termine dell’esercizio precedente a quello di competenza in cui si effettua il pagamento.