L’Aquila: a 10 anni dal sisma Bertolaso replica alle accuse

    Tra pochi giorni si tornerà ad omaggiare le vittime del terribile sisma che la notte del 6 aprile del 2009 distrusse l’Aquila. Un triste anniversario puntualmente funestato dai continui ‘rimbeccamenti’ da parte delle opposte fazioni politiche, in merito a ciò che poteva essere fatto e ciò che non è stato fatto.
    Una diatriba oggi forse ‘vuota’, visto che nulla e nessuno potrà restituirci tutte le vite perse. 
    Ma giustamente il confronto – specie se costruttivo – è una costante della nostra società, ed inevitabilmente, eccoci tornare a quei terribili giorni.
    Già da diversi giorni infatti i media sono tornati ad occuparsi della drammatica vicenda, ridestando nomi, fatti e situazioni. 
    Avvicinato dall’agenzia di stampa AdnKronos, l’allora Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha colto al volo l’occasione per replicare alle dure accuse ricevuto in questi giorni. Critiche, a 0 ani di distanza, sottolinea Bertolaso, “espresse da commissari tecnici che non sono mai stati nel capoluogo abruzzese, i radical chic di cui speriamo il Paese si sbarazzi il prima possibile e danno ’i numeri’. Come il settimanale L’Espresso, che scrive di ’ricostruzione show’. Nel capoluogo abruzzese non ha funzionato il post emergenza – tiene a ribadire, sottolineando al tempo stesso di avere la coscienza pulita per quanto fatto – Siamo stati a L’Aquila fino al 31 gennaio 2010. Abbiamo consegnato alle autorità locali chiavi, case, scuole, conservatorio, 80mila sfollati sistemati in situazioni decorose. Abbiamo rimesso loro sia il portafoglio che i poteri decisionali di intervento ma purtroppo non sono stati messi nelle condizioni di poter operare per carenze, sicuramente problemi di burocrazia”. 

    Parlano tutti e ad Amatrice sono ancora nei container

    Bertolaso cita ad esempio il caso Amatrice, “dove è avvenuto esattamente il contrario de L’Aquila, e dove la gente oggi vive ancora in casette di latta e di plastica. Ma non si dice che nessuno ha avuto il coraggio di prendere decisioni, anzi: si accetta un Renzi ed Errani affermare: ’Non faremo come a L’Aquila’ ed infatti hanno lasciato gli abitanti in mezzo alle macerie. Questa è la verità vera. Mentre io sono orgoglioso di avere dato una casa agli aquilani”. 
    Dunque, domanda l’ex Capo della Protezione Civile, “E’ pensabile che una città d’arte come L’Aquila possa essere ricostruita in due anni?. Chi lo dice non sa di cosa parla. L’Aquila è una delle venti città d’arte d’Italia, non una cittadina giapponese o cilena o della Nuova Zelanda. Il 6 aprile lo dissi: ci sarebbero voluti minimo dieci anni per ricostruire L’Aquila. Dunque per me i tempi non sono stati più lunghi del dovuto e del previsto. La Protezione civile è il ’pronto soccorso’ di un paese – rimarca ancora – Deve agire nell’emergenza, intervenendo in situazioni improvvise ed estremamente complicate attraverso diagnosi, decisioni ed interventi immediati, tempestivi. Senza mille riunioni di capi e capetti perchè, anche se la maggioranza dei miei critici detesta questo tipo di affermazioni: in emergenza la democrazia non esiste. Piaccia o non piaccia”. Alla luce di quell’esperienza oggi Bertolaso è convinto che occorre “un coordinatore che voglia metterci la faccia, prendere decisioni, coordinare ed unire. E’ difficile da far digerire in un Paese come il nostro dove giudica chi avrebbe lasciato nei container la gente, come avvenuto in Irpinia, spendendo il doppio di ciò che ho speso io a L’Aquila”.
    Max