Home POLITICA Salvini ha vinto perché: analisi pratica del voto

Salvini ha vinto perché: analisi pratica del voto

Il vero sconfitto dalle urne europee è il salotto a mezzo tra il colto sondagismo ed i media “istituzionali” (grandi giornali e gettonatissimo salotto tivvù): avevano previsto il fenomeno Zingaretti, il ridimensionamento di Salvini, la nuova riaffermazione di 5 Stelle, la sopravvivenza di Berlusconi ed il trionfo dell’europeismo della Bonino (Più Europa). E’ andato tutto diversamente e (sfortunati loro) come prevedeva l’uomo di strada, quello che tra bar e piazze ha detto la sua (democraticamente) nelle urne. Di fatto al “salotto buono” è mancato il buon senso di Remo Gaspari (i più giovani non hanno memoria dell’uomo) che prima d’iniziare la campagna elettorale diceva “mi faccio un po’ di vasche in piazza”, e così scorrazzava tra paesi e campagne, tra il pescarese ed il chietino. Il vero vincitore delle urne s’è dimostrato Matteo Salvini che, pur non avendo conosciuto i vari (Lattanzio, Remo Gaspari, Mastella, Tatarella…) ha subito intuito che necessitava dire in campagna elettorale ciò che il territorio vuole sentire: ovvero meno pressione fiscale, combattere le regole bancarie europee (quelle gradite al “potere bancario europeo”), evitare che la “povertà irreversibile” avanzi mettendo ai margini sempre più gente (per motivi fiscali, bancari, giudiziari…), snellire la burocrazia d’impresa commerciale, edile ed artigianale (burocrazia ingrossata in epoca Monti con l’avallo di Berlusconi). Queste cose in campagna elettorale non le ha dette il 5 Stelle, che invece dove governa fa danni: esempio su tutti il “caso Roma”, la città simbolo europeo dei mezzi di trasporto “non a normativa europea” (la multa dell’Ue verrà pagata dai romani e non certo dal sindaco Virginia Raggi). Così la “sinistra benpensante” che due anni fa ha votato per i grillini s’è in piccola parte riposizionata sul Pd, spostando un po’ di voti sul cavallo Zingaretti, che ora ha capitalizzato un 20%: a conti fatti la metà di quanto raggranellava Matteo Renzi (la sua segreteria faceva il 40% alle passate europee). Ma sia Di Maio che Zingaretti non hanno battuto Salvini perché la gente ha temuto eventuali future intese Pd-5 Stelle: ovvero la grande sinistra lacrime e sangue, che in nome della solidarietà avrebbe introdotto la patrimoniale e reintrodotto Imu prima casa, e come quinta tassa sulla casa (già paghiamo IMU, Tasi, tassa sulla casa in dichiarazione sui redditi…). La gente ha bocciato i 5 Stelle perché non ha più risorse per contribuire alla “grande accoglienza sociale”, ovvero porti aperti, corridoi preferenziali sul lavoro per stranieri…: Salvini ha contrastato questa linea andando contro il proprio alleato, e la gente lo ha premiato. Ma il grande ridimensionato è Silvio Berlusconi che, il giorno prima della chiusura della campagna elettorale, aveva detto “la linea di politica economica di Forza Italia è la stessa di Mario Draghi…non dobbiamo temere le normative bancarie europee, l’Italia deve integrarsi nei poteri bancari europei”. Salvini ha attaccato Berlusconi dicendo “Draghi non sarà mai il mio presidente del Consiglio, equivarrebbe a riproporre la linea Mario Monti…i poteri bancari europei hanno strangolato l’Italia”. Ma ve lo immaginate un artigiano od un commerciate di paese sedere allo stesso tavolo dei “poteri bancari europei”? La gente ha intuito che Berlusconi potrebbe essersi alleato in Ue con chi da più di 10 anni tartassa gli italiani, e così ha dato più del 34% alla Lega di Salvini. Stessa sorte è toccata a PiùEuropa di Emma Bonino, che non ha superato nemmeno il 4%, ritenuta dalla gente comune una lista in linea con le stroncature della società di rating, con quella Goldman & Sachs che non ha mai nascosto le proprie “simpatie” per i Radicali italiani (abortisti amici del Gruppo Birbemberg). Ecco che vera rivelazione di questa campagna elettorale s’è dimostrata Giorgia Meloni, che avvicinandosi all’8% ha dimostrato di saper coagulare il consenso cattolico, ma anche d’un destra sociale molto sentita tra la gente comune. La lezione è evidente, ovvero il “salotto buono” non può fare i conti (pardon sondaggi) senza ascoltare l’uomo di strada, che sarà pure un contadino, un operaio, un disoccupato, un artigiano…ma, finché potrà votare democraticamente, deciderà chi far sedere in poltrona e chi mandare a passeggio.