Home ATTUALITÀ Lavoro, tra 1991 e 2022 salari pressoché invariati: lo studio Inapp

    Lavoro, tra 1991 e 2022 salari pressoché invariati: lo studio Inapp

    Tra il 1991 e il 2022, i salari effettivi hanno mantenuto una sostanziale stabilità, con una modesta crescita dell’1%, in contrasto con la media del 32,5% registrata nei Paesi dell’area Ocse. In particolare, nel 2020, un anno segnato dalla pandemia da Covid-19, si è verificata una significativa contrazione dei salari reali, attestatasi al -4,8%. In questo stesso periodo, si è assistito a una differenza notevole rispetto alla crescita dell’area Ocse, con un calo del -33,6%.

    Parallelamente a questa problematica, si è manifestato un preoccupante declino della produttività. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, la crescita della produttività è rimasta notevolmente al di sotto delle prestazioni registrate nei Paesi del G7, evidenziando un divario massimo nel 2021 pari al 25,5%. Queste analisi emergono dal Rapporto Inapp 2023, presentato oggi a Roma.

    Le notizie positive arrivano dai tassi di occupazione, in rialzo negli ultimi mesi. Nel corso del terzo trimestre, infatti, 2023, si osserva un incremento degli occupati pari a 65mila unità in termini congiunturali (+0,3% rispetto al secondo trimestre 2023). Questo dato, secondo quanto riportato dall’Istat nella nota sul mercato del lavoro, è attribuibile alla crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+75mila, +0,5%) e degli indipendenti (+10mila, +0,2%), che ha ampiamente compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-19mila, -0,6% in tre mesi).

    Nello stesso lasso temporale, il numero di disoccupati mostra una sostanziale stabilità (+2mila, +0,1% in tre mesi), mentre continua a diminuire il numero degli inattivi nella fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni (-84mila, -0,7%).