LIBRO CHOC: TRATTATIVA VATICANO-PM PER IL CASO ORLANDI, E GLI ABUSI SUI CHIERICHETTI

    “Una storia che preoccupava Benedetto XVI, tanto da spingere la Santa Sede ad aprire negli ultimi due anni del suo pontificato, un dialogo segreto, una ’trattativa’ con la procura di Roma. Un caso che ha visto l’interesse anche di papa Francesco, con la richiesta di approfondimenti affidata al suo primo collaboratore, il segretario di Stato Pietro Parolin”. E’ quanto si lege in un passaggio di Peccato originale’ (edizioni Chiarelettere), il nuovo libro del giornalista Gianluigi Nuzzi, in uscita oggi e, come vedremo in seguito, destinato a creare grande scalpore a causa di alcuni suoi contenuti. Ma nadiamo per ordine. E’ un libro-inchiesta intitolato anche alla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia, sparita nel nulla quel maledetto 22 giugno 1983, per la quale Nuzzi ipotizza una complicata “trattativa riservatissima tra Vaticano e procura di Roma”. Secondo il giornalista, a monte dei delicati contatti fra i magistrati romani e gli alti prelati, l’imbarazzo di questi ultimi a causa della dilagante “tensione massmediatica” derivata dalla sepoltura del boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis (sospettato d’aver avuto un ruolo centrale nella sparizione della ragazza), nei sotterranei di sant’Apollinare, sepolto lì in cambio delle generose donazioni elargite negli anni. “A partire dal novembre del 2011 – si legge ancora nel libro – dai sacri palazzi arriva alla magistratura italiana un concreto segnale di dialogo sul caso Orlandi”, del quale venne informato il procuratore Giancarlo Capaldo. Secondo Nuzzi in Vaticano “il disagio per sospetti e pettegolezzi” era talmente sofferto, che purché i giudici avessero provveduto ’di loro iniziativa’ a rimuovere la salma del boss, alcuni alti prelati si sono dichiarati disponibili a fornirem ogni elemento a loro disposizioni in merito alla vicenda Orlandi. Ma cosa sapevano ed avevano taciuto in Vaticano su quell’oscura storia? In proposito il giornalista si è agganciato al finale del film di Roberto Faenza – ’La verità sta in cielo’ – affermando che si tratterebbe “Da una parte una verità clamorosa, sebbene parziale su Emanuela Orlandi: non la rivelazione degli autori dell’omicidio, ma informazioni utili per recuperare i resti del corpo. In cambio la chiusura del capitolo De Pedis, così scomodo per la Santa Sede, con il successivo spostamento della tomba per iniziativa giudiziaria della capitale”. Ma le cose almeno ufficialmente, non sarebbero poi andate così: dopo la traslazione della salma, e l’esame delle 409 cassette (ben 52.188 ossa umane) per cercare eventuali tracce della Orlandi all’interno dei sotterranei della chiea di Sant’Apollinare, la ’trattativa’ salta. “Ogni volta che si è intravisto uno spiraglio – scrive ancora il giornalista nel suo libro-inchiesta – subito è stato violentemente rinchiuso, impedendo di arrivare alla verità e lasciando a pochi la conoscenza di quanto accaduto. Una conoscenza che, come spesso accade in Vaticano, rimane un’arma carica senza sicura, pronta a essere adoperata per pressioni, ricatti e altre violenze”. Insomma siamo alle solite: tesi, suposizioni, ma di concreto poco e niente. Del resto, come ’insegnano’ secoli di letteratura, in merito alla segretezza ed al riserbo che avvolge le mura della Santa sede, da sempre si susseguono teaoriche ’dietrologie’ e affascinanti ’cospirazioni’ ma, di fatto, nulla è stato mai dimostrato carte alla mano. E lo stesso Nuzzi, come si legge, è infine costretto ad allinearsi a tale letteratura: “Deve essere stata esattamente questa la situazione in cui si trovò Albino Luciani, quando venne eletto papa, pochi anni prima che Emanuela Orlandi sparisse. Giovanni Paolo I fu fortemente scosso dalla scoperta di come i mercanti avessero ormai occupato il tempio. Una verità troppo scomoda per essere rivelata”. Intanto quello della scomparsa di Emanuela, continua ad essere un mistero sempre più lontano. Esaurito il capitolo Orlandi, che come abbiamo visto, in virtù della sua misteriosità finisce inevitabilmente per affascinare la morbosità dell’immaginario collettivo, il libro-inchiesta di Nuzzi di addentra poi in un argomento stavolta ’tangibile’ ed esecrabile come la pedofilia all’interno della Chiesa. Corredate da un’intervista di Kamil Jarzembowski, ex studente polacco del preseminario san Pio X, che ha sede a palazzo San Carlo in Vaticano (dove, osserva Nuzzi, “vivono diversi importanti cardinali”), le pagine di ’Peccato originale’ trona sui presunti abusi ai danni dei chierichetti di San Pietro. “Il polacco Kamil – si legge – subito dopo essere stato testimone di fatti inquietanti e sorprendenti, già nel giugno del 2014 aveva inoltrato vari esposti a diverse autorità ecclesiali. I fatti narrati sono stati oggetto di plurimi esposti anche da parte di altri soggetti informati, a riprova della loro veridicità. Spetterà poi agli organi competenti valutare le eventuali responsabilità delle persone chiamate in causa e chiarire se si tratta di una pessima pagina nella storia della curia o di atti privi di rilevanza penale”. Entrato a san Pio X quando aveva appena tredici anni, Kamil in uno degli esposti presenti nel libro denuncia: “Sono stato testimone di atti sessuali che Antonio esigeva da Paolo (nomi di fantasia, ndr); atti sessuali che si compivano nonostante la mia presenza. Gli atti venivano svolti sempre di sera, intorno alle ventitré. Dopo che tutti gli alunni si erano coricati, Antonio accedeva nella stanza dormitorio condivisa da me e da Paolo. Qui avvenivano rapporti di sesso orale, mentre alcune volte i due si recavano insieme in un’altra stanza per proseguire il rapporto”. Il giornalista tiene però a precisare che “i nomi della vittima e del carnefice, pur comparendo per esteso nelle denunce, sono qui sostituiti da altri di fantasia, a tutela di entrambi, finché i fatti non saranno chiariti”. Tra l’altro Kamil rivela anche “la crescente angoscia di fronte al ripetersi degli avvenimenti ricordati, unita alla paura di essere allontanato, mi indussero comunque a confidare le mie preoccupazioni e il mio sconcerto al mio direttore spirituale, che senza indicare il mio nome riferì gli avvenimenti in questione al vescovo responsabile e ai superiori gerarchici. Questa comunicazione non sortì nessun effetto e cadde nel vuoto. Di fronte al silenzio perdurante e all’indifferenza delle persone che ritenevo doveroso interpellare secondo una procedura legittima e naturale, decisi di rivolgermi direttamente alla Santa Sede, in particolare alla segreteria di Stato e alla Congregazione per la dottrina della fede. Ho ricevuto una missiva di quest’ultima del settembre 2014 in cui venivo informato che il caso sarebbe passato per competenza alla Congregazione per il clero. Fino ad oggi non ho ricevuto una smentita dei fatti da me denunciati da parte degli organi della Santa Sede”. Infine l’ex chierichetto spiega come, tale vicenda, gli abbia procurato un “evidente disagio psicologico, determinando una reazione depressiva profonda e continuativa. Ho avuto fiducia nelle procedure interne all’istituzione di cui facevo parte, interpellando le autorità competenti da cui mi aspettavo un intervento risolutivo”. Presentando il libro ai media, Nuzzi affermato di avere mandato attraverso i suoi legali la prima copia di questo suo nuovo libro al pm vaticano, Giampiero Milano: “Ho allegato anche una breve lettera in cui spiego che sottopongo il libro alle sue valutazioni”.
    M.