Mafia Capitale, riconosciuta aggravante mafiosa in appello

    Massimo Carminati condannato in appello per 14 anni e sei mesi. A Salvatore Buzzi 18 anni e 4 mesi. Le prime condanne in seconda istanza emergono al processo Mafia Capitale. Con pene ridotte per i due capi, ma con i giudici che hanno riconosciuto l’ aggravante mafiosa.

    La terza sezione della Corte d’appello di Roma, presieduta da Claudio Tortora, ha quindi annullato la sentenza del primo grado del processo sull’indagine sulla “Terra di Mezzo”, riconoscendo l’associazione criminale di stampo mafioso, prevista dall’articolo 416 bis del codice penale, per alcuni degli imputati. Tuttavia, c’è stata una riduzione delle penalità: Salvatore Buzzi dall’età di 19 anni nel primo grado è passato a 18 anni e 4 mesi.
    La riduzione per Massimo Carminati è ancora più consistente: nel caso dell’ex Nar, da 20 anni del primo grado a 14 anni e sei mesi dell’appello.

    La decisione della Corte ha giocato interamente sull’articolo 416bis del codice penale, la mafia o meno dell’associazione che era a capo dei due capi, l’ex Nar Massimo Carminati e il re delle cooperative rosse Salvatore Buzzi. Nel primo processo la mafia aggravante cadde perché – si leggeva nelle motivazioni – l’applicazione letterale del 416bis non era possibile. Così, in prima istanza alla fine di luglio 2017, i due sono stati condannati rispettivamente a 20 e 19 anni di reclusione per semplice associazione criminale e detenuti da dicembre 2014.

    A dicembre 2017 è arrivata la decisione della Procura della Repubblica di Roma di rivolgersi ai giudici di secondo grado, appellando la sentenza solo nella parte in cui il tribunale ha rigettato l’esistenza dell’associazione mafiosa lo scorso luglio. E all’inizio di marzo il processo d’appello era iniziato con gli insulti nell’aula del legale di Carminati contro il giornalista dell’Espresso Lirio Abbate. E ora quegli stessi giudici della terza sezione hanno emesso il loro verdetto, limitando le condanne ai capi ma riconoscendo il 416 bis.