Mattarella su sicurezza; c’è se tutti si sentono rispettati

    Una sintesi estrema porterebbe a semplificare forse un po’ troppo il corposo e significativo discorso di fine anno di Mattarella. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha toccato infatti diversi punti, ma certamente uno dei più sentiti è quello su sicurezza e rispetto reciproco.
    E forse questo il modo più semplice con cui aprire l’analisi dell’atteso e rituale discorso di fine anno di Mattarella. Il Capo dello Stato infatti nel suo Discorso si è concentrato sulla Sicurezza: c’è, ha detto, se tutti si sentono rispettati. E ha aggiunto: “Garantire adeguato confronto in Parlamento”. E se lo afferma il Presidente della Repubblica Italiana, avrà senza alcun dubbio una valenza prioritaria su tutte le differenti posizioni.
    Il capo dello Stato si è così concentrato molto su un passaggio del suo discorso di fine anno anche sula manovra: “C’è stata compressione dei tempi. Ora attenta verifica sui contenuti”. Dunque, un modo abbastanza bipartizan, e apprezzato da più parti, per vedere la faccenda. Mattarella dice anche “basta a odio e insulti” e si augura poi di “non avere paura dei buoni sentimenti”.
    Molti hanno apprezzato la intimità del dialogo con cui Sergio Mattarella, quest’anno in onda dallo studio personale della Palazzina, si è rivolto al popolo italiano. Nei suoi vari messaggi indirizzati alla politica, del resto, Mattarella non è stato affatto leggero, anzi. I suoi indirizzi sono sembrati in realtà anche notevolmente fermi. In primo luogo il tema della “Sicurezza garantendo convivenza”.
    Mattarella parte dall’importanza, per lui, di questo discorso di fine anno: un appuntamento tradizionale anche se “siamo nel tempo dei social – precisa – in cui molti comunicano di continuo quel che pensano”. Ricorda i tanti incontri avuti con gli italiani nell’ultimo anno: “Quel che ho ascoltato esprime, soprattutto, l’esigenza di sentirsi e di riconoscersi come una comunità di vita. La vicinanza e l’affetto che avverto sovente, li interpreto come il bisogno di unità”. Il capo dello Stato spiega che sentirsi comunità significa essere “consapevoli degli elementi che ci uniscono”, rifiutando “l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore”.