Mostra di Lisetta Carmi, cruda e spietata umanità

    Nel Palazzo Ducale, a Loggia degli Abati (Genova), dal 13 novembre 2015 al 31 gennaio 2016 si terrà una mostra di 220 fotografie di Lisetta Carmi.
    Lisetta Carmi è stata una fotografa scandalo, la prima ad aver fotografato dei transessuali negli anni 60’ a Genova. La pubblicazione del suo libro “I travestiti” spogliava ed esibiva agli occhi di tutta Italia la Genova del ghetto transessuale. Ma le foto per la Carmi erano un mezzo di comprensione non di divulgazione, non avevano cioè l’obbiettivo di impressionare l’osservatore. Un modo per entrare di petto nella realtà quotidiana del ghetto, di osservare da dietro una lente, una realtà non soltanto dotata di una forte carica sessuale, e per questo da censura, ma soprattutto una realtà che era criminale.

    Negli anni sessanta, infatti, il travestimento era un reato.

    Stiamo parlando innanzi tutto di una personalità idealista, rivoluzionaria, coraggiosa, che nel corso della sua vita ha dimostrato più volte l’impronta incisiva con cui calpestava luoghi comuni, paradossi e pregiudizi morali. Ebrea, nata nel 1924, è stata vittima delle persecuzioni razziali. Avendo una gran passione per il pianoforte, diventa una concertista fino a che le sue idee politiche di sinistra non la portano a lasciare una carriera fin troppo mansueta, per entrare nel vivo dell’impegno politico, muovendosi attraverso un labirinto empatico di trasporto e comprensione verso gli altri.

    Nel 1960, una Lisetta quasi quarantenne, decide di scendere sul campo e di mettere in pratica il più grande insegnamento appreso dalla musica, l’ascolto. Ascolta e osserva le storie di questi uomini, di personaggi che sono stati emarginati dalla società per ridare loro una valenza, una dignità, per toglierli dall’anonimato, e in tal modo prendersi cura delle loro vite. Protagonista della sua fotografia è tutta la città di Genova, le sue contraddizioni, i suoi volti. Le sue immagini sono una mescolanza di quotidianità, di sofferenza. Si passa dall’innocenza dei volti dei bambini, alla cruda immagine degli adulti. Questi adulti che giudicano, accusano, adulti che guidano i bambini nella loro crescita deviandoli a volte profondamente. Istigano in loro i pregiudizi, nell’incapacità di spiegargli quello che nemmeno loro stessi conoscono e riescono a comprendere. Un’ignoranza che genera altra ignoranza. Questi bambini sono lì come un segnale di purezza, come una promessa, una speranza per il futuro, in cui una donna così attenta all’impegno politico crede fermamente. Infine gli undici scatti che rappresentano la sequenza di questa speranza, il parto. In cui Lisetta mostra la maternità nel suo momento vergine, in cui dal dolore si attua il più grande gesto d’amore possibile. In cui l’imborghesimento dei costumi e la violenza del mondo esterno non possono ancora controllare il rapporto tra madre e figlio. In cui è il bambino ad esercitare il controllo della sua vita.

    LC 1562 WEB