Obama, “Regolarizziamo l’immigrazione” – di Alessia Lambazzi

     

    “Siamo una nazione di immigrati”. Con queste parole il presidente degli Stati Uniti Obama ha motivato la decisione di regolarizzare 5 milioni di cittadini stranieri, nel discorso tenuto in diretta televisiva dalla sala East della Casa Bianca. “Per oltre due secoli– ha affermato – la nostra capacità di accogliere immigrati ci ha assicurato un incredibile vantaggio sulle altre nazioni: ci ha mantenuti giovani, dinamici e intraprendenti, ci ha reso consapevoli delle nostre illimitate possibilità senza intrappolarci nel nostro passato”.

    Circa 4,1 milioni di cittadini clandestini con figli nati negli USA, potranno ottenere il permesso di lavoro, facilitando la concessione ai cittadini qualificati e ai “dreamers”, gli immigrati arrivati in America da piccoli.

    La proposta di legge sull’immigrazione ha ottenuto 68 voti favorevoli, contro 32 contrari, ma le vere difficoltà andranno affrontate nel momento in cui la proposta passerà alla Camera, dove i Repubblicani cercheranno sicuramente di bloccarla. Dunque la decisione è in mano a loro, ma proprio il senatore John McCain, rivolgendosi ai suoi colleghi ha affermato “Lavorate con noi per raggiungere la più importante riforma sull’immigrazione in 25 anni”. “Ai nostri amici della Camera chiediamo di prendere questa legge in seria considerazione e restiamo a disposizione e pronti a negoziare con loro”, ha poi aggiunto. “Possiamo avere differenti opinioni sulla questione, ma tutti noi dobbiamo avere lo stesso obiettivo e cioè che 11 milioni di persone debbono emergere dall’ombra, rendere sicure le nostre frontiere e fare in modo che questa sia una nazione di opportunità e libertà”

    Ricordiamo le parole del saggista francese Alexis De Tocqueville, il quale raggiungendo la fama con l’opera “La Democrazia in America”,  la definisce  il “paese del futuro”, enfatizzando il pluralismo, la convivenza tra uomini di diverse comunità, uomini che giungevano come conquistatori, in parte come colonizzatori, colonialisti. L’autore analizza il problema dell’equilibrio tra libertà individuale e potere democratico. Un problema che sembra riguardare da vicino la vicenda citata, nella quale l’America sembra voler confermare di essere il paese delle possibilità e della tolleranza, ma dovrà confrontarsi con chi cerca di limitare la libertà, attraverso la paura dell’assenza di regole.