OGNI ANNO IN UE ORGANISMI INTRODOTTI DALL’UOMO, AL DI FUORI DELL’AREA DI ORIGINE (SPECIE ALIENE INVASIVE), CREANO UN IMPATTO SULLE BIODIVERSITÀ CHE COSTA OLTRE 12 MLD

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    Per chi ne sa poco e niente, ad argomentarne potrebbe sembrare un ‘fenomeno’ trascurabile, in realtà invece l’impatto sociale ed economico della diffusione in Europa delle specie aliene invasive, costa qualcosa come 12 miliardi di euro ogni anno. Si parla di organismi introdotti dall’uomo, accidentalmente o volontariamente, al di fuori dell’area di origine, che si insediano in natura e causano impatti sull’ambiente o sulla vita dell’uomo. Organismi che incidono sulla perdita di biodiversità al pari della distruzione degli habitat e minacciano l’esistenza di moltissime specie autoctone. E il fenomeno è in forte crescita: in Europa il numero di specie aliene è cresciuto del 76% negli ultimi 30 anni. Nel Mediterraneo, complici anche i cambiamenti climatici in atto, le specie aliene invasive sono, insieme al consumo di suolo, la principale minaccia alla biodiversità. Vie di ingresso privilegiate sono porti e aeroporti, dove merci e persone possono fungere da vettori volontari o inconsapevoli; un ruolo importante nella loro diffusione è giocato dal commercio di piante esotiche e animali da compagnia, l’introduzione volontaria per attività di pesca sportiva e venatoria, il rilascio da parte di cittadini, la fuga da allevamenti. In Italia sono presenti più di 3000 specie aliene, introdotte spesso volontariamente, di cui oltre il 15% invasive, ovvero che causano impatti (Banca Dati Nazionale delle specie alloctone). Anche i nostri mari sono caratterizzati da elevati tassi di invasione di specie aliene; il numero di specie marine aliene nel Mediterraneo è più che raddoppiato tra il 1970 e il 2015, con 150 nuove specie registrate solo negli ultimi 15 anni. Le specie aliene invasive causano da tempo nel nostro Paese impatti sulla biodiversità (gambero rosso americano, scoiattolo grigio, tartaruga palustre americana, caulerpa, robinia), sulle attività economiche (nutria, cozza zebrata, fitofagi come il cinipede del castagno e la cimice del pino) e sulla salute umana (ambrosia, zanzara tigre). E i tassi di crescita del fenomeno fanno sì che ci si trova a fronteggiare minacce sempre nuove. Il calabrone asiatico, arrivato in Italia nel 2012, è una grave minaccia per le api, o il Marmorkreb, gambero di origine nordamericana, entrato nel nostro Paese da pochi anni, può causare gravi impatti agli ecosistemi d’acqua dolce. Molte specie marine arrivano attraverso il canale di Suez: ben 186 specie aliene sono arrivate in Italia attraverso questa via d’acqua (Gsa-Sibm 2016) e il numero è destinato ad aumentare drammaticamente nei prossimi anni a causa del suo raddoppio, recentemente completato. Complessivamente in Italia il numero di specie aliene è aumentato del 96% negli ultimi 30 anni. Per rispondere a questa grave e crescente minaccia le istituzioni nazionali e europee hanno adottato diverse normative, regolamenti e risoluzioni. In particolare, nel 2014, coerentemente con quanto previsto dalla Strategia Europea sulla Biodiversità, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno approvato il Regolamento 1143/2014 “recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive”, entrato in vigore dal 1 gennaio 2015. Perché questo regolamento possa essere efficace è necessario che tutta la società sia informata circa le problematiche causate dalle specie aliene invasive, supporti le azioni necessarie per mitigarne gli impatti e adotti comportamenti più responsabili. Piero Genovesi, responsabile del servizio consulenza di Ispra e project manager, evidenzia come “il problema dell’introduzione intenzionale o inconsapevole delle specie aliene riguarda moltissimi settori della società, dai pescatori ai cacciatori, dai vivaisti ai professionisti in campo agricolo e forestale. Per questo occorre promuovere la partecipazione attiva della popolazione nelle attività di risposta alle specie invasive, incoraggiando comportamenti responsabili che riducano il rischio di ulteriori introduzioni indesiderate”. “L’obiettivo è quello di togliere ’mercato’ alle specie aliene che vengono introdotte a fini commerciali – aggiunge la presidente di Legambiente Rossella Muroni – e per fare ciò occorrono più informazione e maggior consapevolezza. E’ fondamentale che le persone sappiano che anche un acquisto incauto può contribuire ad aggravare il fenomeno della perdita di biodiversità, all’alterazione degli equilibri ecosistemici e sanitari”. Da queste premesse è nato il Life Asap (Alien Species Awareness Program), progetto cofinanziato dalla Commissione Europea di cui Ispra è promotore insieme a Legambiente e altri partner. Il progetto si pone l’obiettivo di ridurre il tasso di introduzione di specie aliene invasive e mitigare i loro impatti, aumentando la consapevolezza della cittadinanza italiana.