ROMA, ARRESTATO IL KILLER DI VINCENZO FEMIA

    La Squadra Mobile di Roma ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare di uno dei componenti del commando mafioso che la sera del 24 gennaio scorso, in via della Castelluccia di San Paolo, ha assassinato FEMIA Vincenzo.

    Si tratta di CRETAROLA Gianni, nato a Sanremo (IM) il 15.06.1982, domiciliato a Roma in viale Palmiro Togliatti 482, di origini calabrese da parte di nonno materno, legato fortemente alla terra d’origine, nonostante la sua famiglia si sia trasferita in Liguria da molto tempo.

    Il curriculum criminale di CRETAROLA Gianni si può riassumere in due singole azioni criminose: all’età di 19 anni è stato arrestato per aver assassinato, con un coltello a serramanico, un coetaneo per futili motivi (condanna passata in giudicato); nel 2006, all’interno della casa Circondariale di Alessandria, ha aggredito un detenuto straniero insieme ad altri due detenuti.

    È proprio questa circostanza che con ogni probabilità fa fare il salto di qualità al giovane CRETAROLA che proprio all’interno della struttura carceraria, come spesso avviene, conosce le persone “giuste” che lo introducono, o più realisticamente, lo arruolano nella ‘ndrangheta.

    Si è accertato infatti che CRETAROLA Gianni, all’interno del carcere di Alessandria, divide la cella con due personaggi di primissimo piano della ‘ndrangheta: l’uno affiliato alla potente cosca degli ALVARO-VIOLI-MACRI’ di Sinopoli che negli anni ’90 è stato l’ago della bilancia della cosiddetta guerra di mafia combattuta sul territorio reggino e che ha mietuto diverse centinaia di morti ammazzati, decretando, per il tramite di ALVARO Domenico cl. 1924, alias MICU U’SCAGGHIUNI, la pax mafiosa che ha messo fine alla faida; l’altro, ritenuto il vertice del Locale di Ndrangheta di Rivoli (TO), rappresentando quindi uno dei massimi esponenti dell’infiltrazione ndranghetista nel nord Italia e in particolare in Piemonte.

    Nel 2010 CRETAROLA Gianni vene scarcerato e sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale, trasferendo il proprio domicilio all’interno di un prefabbricato posto in un piazzale gestito da una cooperativa che si occupa di smaltimento di rifiuti.

    Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma hanno consentito di far emergere elementi indiziari tali da poter ragionevolmente ipotizzare che l’omicidio FEMIA, commesso da Gianni CRETAROLA con il concorso di altre persone, sia stato commissionato da organizzazioni criminali che avevano interesse ad aprire un Locale di “ndrangheta su Roma.

    In altre parole l’omicidio di FEMIA Vincenzo è stato “commissionato” in quanto, quale referente della potente cosca San Luchese NIRTA, alias Scalzone, sul territorio della provincia di Roma, non avrebbe dato l’assenso all’apertura del Locale di ‘ndrangheta nella Capitale. Questo rifiuto, unito ad altre motivazioni su cui sono ancora in corso indagini, avrebbe sancito la morte del FEMIA.