Suburra il libro dentro mafia capitale prima degli scandali- di Pietro Cataleta

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    L’incontro di presentazione del libro scritto da Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini sulla mafia nera romana è avvenuto ieri 20 marzo a più di un anno di uscita del libro e a pochi mesi di distanza dell’operazione “Mondo di mezzo” che ha portato alla luce quell’organizzazione criminale nota come Mafia Capitale.

    All’incontro, un’iniziativa di TurboArte, hanno partecipato Carlo Bonino, coautore e penna de Repubblica, Enrico Cataldi, ex generale dei Carabinieri, Luigi Iorio del forum nazionale dei giovani e Edoardo Levantini, consulente parlamentare antimafia. Una presentazione all’insegna della discussione sul tema della malavita romana reale e di fantasia. Infatti Suburra, edito da Einaudi è uscito nelle librerie il dicembre 2013 anticipando di un anno tutti gli scandali sulle vicende di Mafia Capitale. Una sovrapposizione quasi perfetta quella fra personaggi fittizi e reali, una cupola nera che si infiltra in tutti gli strati con un unico e solo fine: il potere ed il guadagno. Un libro così profetico può essere frutto di una realtà marcia ed immutabile, questo si capisce dalla discussione degli ospiti. Una mafia diversa, una mafia fatta di manager e pluripregiudicati, che si rende forte sulle falle del sistema e usa il ricatto come sostituto delle pistole e della violenza. Un’organizzazione che vanta politici tra le sue fila che siano essi complici o ricattati fanno comunque parte delle risorse di persone come “er Samurai” del libro o come il Carminati della realtà. In questa nuova forma si raggiungono nuove forme di potere che offrono possibilità senza precedenti come il furto nel caveau della banca di Roma all’interno del palazzo di giustizia, un luogo sorvegliato ventiquattro ore al giorno, in cui furono trafugati documenti per il ricatto di alcuni avvocati e magistrati. “Questo è un libro sempre attuale, lo sarà sempre sia che sia stato scritto oggi, ieri o domani perché si ha a che fare sempre con le stesse situazioni e gli stessi nomi” queste sono le parole dell’ex generale. A distanza di un anno un libro del genere si è rivelato così premonitore sfiorando i limiti dell’impossibile basti pensare al ritrovamento di una “katana”, arma dei samurai, in casa di Massimo Carminati. Eppure viene da chiedersi quante altre situazioni di questo genere e quante altre storie di fantasia scritte attingendo a poche fonti e tante dicerie possano rivelarsi così vere.