Terra bruciata intorno a Matteo Messina Denaro – di Gianmarco Chilelli

    matteo-messina-denaro-640.jpgContinua la forsennata ricerca del superlatitante Matteo Messina Denaro. Oggi sono state emesse sedici ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di affiliati al clan del boss di Castelvetrano. I nomi sono i seguenti: Girolamo Bellomo, Ruggero Battaglia, Rosario e Leonardo Cacioppo, Giuseppe Fontana, Calogero Giambalvo, Salvatore Marsiglia, Fabrizio Messina Denaro, Luciano Pasini, Vito Tummarello, Salvatore Vitale, Gaetano Corrao, Ciro Carrello, Giuseppe Nicolaci, Valerio Tranchida e Salvatore Circello. I capi d’accusa sono molteplici: rapina pluriaggravata, associazione criminale di stampo mafioso, favoreggiamento, estorsione. Questi i reati ascritti agli imputati, che secondo gli inquirenti costituirebbero il canale di finanziamento della latitanza di Messina Denaro. L’obiettivo delle forze dell’ordine è fare altra terra bruciata intorno al boss, dopo che circa sei mesi fa è stato arrestato Francesco Guttadauro nipote prediletto e responsabile delle comunicazioni da e per il boss di Castelvetrano. Mentre fra gli arresti di oggi il più importante è quello di Girolamo Bellomo che, a differenza degli altri quindici presi a Castelvetrano, è stato catturato dai carabinieri del ROS di Trapani a Palermo. Secondo il Procuratore aggiunto Teresa Principato e i sostituti Maurizio Agnello e Carlo Marzella Bellomo svolgerebbe un ruolo importante nel clan di Matteo Messina Denaro. Egli infatti è il nipote acquisito del latitante, poiché ha sposato Lorenza Guttadauro avvocato penalista e  figlia di Rosalia Messina Denaro e Filippo Guttadauro, uno dei boss del mandamento di Brancaccio. Tale legame ha permesso a Bellomo di organizzare una rapina al deposito di un corriere in precedenza appartenuto ai mafiosi di Brancaccio ed ora sotto sequestro giudiziario. Il colpo portò ad un bottino di centomila euro in parte destinati a finanziare la latitanza dell’ultimo dei padrini. Il colpo alle finanze del boss, immense e comprensive, attraverso prestanome, di villaggi turistici, cave e impianti fotovoltaici, è stato assestato stamane grazie al sequestro di numerosi beni mobili e immobili e di quote societarie di proprietà di imprenditori vicini alla famiglia Messina Denaro. La cattura del padrino di Castelvetrano comporterebbe il totale smantellamento del Gotha del crimine che negli anni a cavallo fra prima e seconda Repubblica si rese colpevole di stragi e omicidi con la sola finalità dell’attacco al cuore dello Stato. A tal proposito basta ricordare che in un suo libro l’allora presidente del Consiglio Ciampi racconta di aver temuto il colpo di Stato a seguito delle esplosioni delle bombe di matrice mafiosa alle chiese romane di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano.Gli investigatori cercano oramai da anni di catturare il potente mafioso in fuga dal 1993. Finora i risultati sono stati deludenti anche se spesso ci si è andati molto vicino, arrivando perfino ad irrompere in un rifugio da poco abbandonato in cui il boss aveva fatto portare addirittura una console Nintendo Wii. Tuttavia negli ultimi anni le strategie ed i mezzi delle forze dell’ordine hanno permesso di isolare sempre più il boss, che dopo Provenzano sembra essere davvero il più sfuggente uomo di Cosa Nostra. Una caccia che dura da vent’anni e che ci si auspica vivrà presto le sue ultime battute.