UNA RICERCA REALIZZATA DALL’UFFICIO STUDI DI CONFCOMMERCIO MILANO SUL FORTE AUMENTO DEI TRIBUTI LOCALI, EVIDENZIA COME, TRA LE DUE CITTÀ, ROMA SIA PIÙ TARTASSATA

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    Non è da Roma che parte un dato sconvolgente relativo ai tributi locali, ma addirittura da Milano dove, da una  ricerca realizzata dall’Ufficio studi di Confcommercio Milano, presentata stamane al Circolo del Commercio, dalla quale emerge che nonostante l’incredibile aumento della pressione fiscale (dal 2011 al 2016), a danno delle imprese milanesi del terziario, in relazione ai tributi pagati la Capitale è molto più penalizzata.  E come fa notare il segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri, “Con una crescita economica ancora incerta, i tributi locali rappresentano un peso rilevante per il mondo delle imprese. In particolare la pressione fiscale è sensibilmente aumentata negli ultimi anni anche a causa del taglio delle risorse alle amministrazioni comunali da parte dello Stato”. Tuttavia però, osserva barbieri, “anche grazie al dialogo tra Confcommercio e Comune, Milano risulta nel complesso meno cara di Roma. Si può e si deve fare di più. Occorre intervenire sui tributi locali per sostenere le imprese, rilanciare i consumi e rendere la nostra città ancora più attrattiva”. Fra i principali tributi in comparazione tra le due città, l’Ufficio studi di Confcommercio Milano si è basato su  Imu e Tasi sugli immobili di proprietà, Tari, la tassa rifiuti, Cosap, il canone occupazione spazi ed aree pubbliche e l’imposta di soggiorno. Roma è risultata  più cara per gli immobili in locazione. Nello specifico, i negozi – con le aliquote Imu  – fanno la differenza: 8,70 per mille a Milano sia per uso proprio dell’immobile che per locazione, 10,60 per mille a Roma per locazione e 7,60 per mille per uso proprio. A Milano per Imu eTasi si paga complessivamente più di 296 euro, a Roma oltre 355 euro. Per quanto riguarda la tassa sullo smaltimento dei rifiuti, prendendo in esame cinque differenti tipologie di attività con diverse  metrature (come uffici, ristoranti, pizzerie, trattorie, bar caffè pasticceria, minimarket, ambulanti con i banchi di mercato alimentari), nel capoluogo lombardo  – sempre dal 2011 al 2016 – gli aumenti maggiori hanno riguardato i pubblici esercizi: bar caffè pasticceria con più del 157% (da 443 a 1.141 euro) e ristoranti/pizzerie/trattorie con oltre il 138% (da quasi 1.383 a circa 3.294 euro). Diversamente, le cinque tipologie messe a confronto per il 2016, l’importo medio della Tari è risultato ‘esageratamente’ maggiore nella Capitale: circa 2.778 euro contro i 1.420 euro di Milano: quasi il doppio. E il livello standard di servizio elaborato da Opencivitas (il portale d’accesso alle informazioni degli enti locali a cura del Ministero dell’Economia) è migliore a Milano rispetto a Roma. Tanto per fare un altro esempio, tra le due città a Roma è più cara. Sono state prese in esame tre delle cinque categorie degli esercizi alberghieri dove maggiore è il numero di pernottamenti: due, tre, quattro stelle. L’imposta di soggiorno media a Milano è di 3 euro, a Roma di 4,3. Considerando che mediamente a Milano la vita è più cara, questo spiega quanto e come determinati tributi pesino sull’economia romana.

    M.