Vilipendio al Presidente della Repubblica: Bossi chiede l’affidamento ai servizi sociali

    L’ex leghista Umberto Bossi, recentemente al centro dei rotocalchi per la vicenda dei rimborsi elettorali, torna a far parlare di sé dopo la sua ultima richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali per evitare il carcere. Per comprendere meglio la natura della richiesta è però necessario fare qualche passo indietro e precisamente al 2011: durante un comizio a Bergamo, Bossi definì l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “terùn”; definizione che aveva portato la Corte di appello a infliggere a Bossi 18 mesi di carcere, condanna confermata, e quindi diventata definitiva, dalla Cassazione nelle scorse settimane. Dopo il respingimento del ricorso che Bossi aveva presentato in Cassazione per l’accusa di vilipendio nei confronti del presidente Napolitano, il legale del senatore, Domenico Mariani, ha ora richiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali. La richiesta verrà presentata al tribunale di sorveglianza di Brescia probabilmente già domani.
    “La vicenda potrebbe essere non del tutto chiusa – ha spiegato l’avvocato Mariani – perché quando fu presentato il ricorso in Cassazione il legale di Bossi era Matteo Brigandì il quale era però membro del Csm, quindi non iscritto all’Ordine degli avvocati”. Questo vizio potrebbe, parere del legale, rimettere pista l’ipotesi di un nuovo ricorso.
    Oggi era anche la giornata in cui si apriva l’appello del processo contro Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere della Lega Belsito. Ma l’inizio ha coinciso con un rinvio. I giudici, infatti, hanno accolto il legittimo impedimento di uno dei difensori ed è stato rinviato tutto al 14 gennaio. L’accusa per gli imputati è di appropriazione indebita per aver usato i soldi della Lega per fini privati.
    La quarta Corte d’Appello, presieduta da Cornelia Martini, ha ritenuto legittimo l’impedimento dell’avvocato Rinaldo Romanelli, nuovo legale di Belsito, in quanto impegnato nel processo genovese, sempre di secondo grado e il cui decreto di fissazione è stato notificato prima rispetto a quello milanese, in cui tra gli imputati per truffa ai danni dello Stato figura pure il suo assistito.

    La Lega ha tempo fino a fine novembre per depositare querela nei confronti dei Bossi e di Belsito. Qualora il partito, ora guidato da Matteo Salvini, non dovesse sporgere denuncia, verrebbe dichiarata l’improcedibilità e quindi cancellate le condanne inflitte ai tre dal Tribunale nel luglio dell’anno scorso: 2 anni e 3 mesi di reclusione a Bossi, 1 anno e 6 mesi al ’Trota’ e 2 anni e 6 mesi a Belsito.