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    Maturità 2019, chi era Gino Bartali, il campione scelto tra le tracce della prima prova

    E’ arrivato il giorno della prima prova dell’esame di Maturità 2019, e tra le altre tracce indicate per mettere alla prova gli studenti, tra quelle legate alla attualità, oltre a quella dedicata alla figura di Carlo Alberto Dalla Chiesa ce ne è una riservata a Gino Bartali.

    Ma chi era Gino Bartali, e perchè è stato scelto lui nel merito delle tracce di attualità della prima prova della maturità 2019?

    Maturità 2019: Gino Bartali l’intramontabile eroe silenzioso tra ciclismo e gli ebrei

    Chi era Gino Bartali, dunque?  Tra le tante tracce della prima prova, quella di italiano scritto, dell’esame di maturità 2019, prevista per oggi mercoledì 19 giugno 2019 spunta il tema di attualità “Gino Bartali, tra sport e storia”. Già, ma qual è il perché di questa scelta?

    Il nome di Gino Bartali, per tutti gli amanti di sport e soprattutto di ciclismo, è di fatto una vera e intramontabile leggenda. Gino Bartali è stato un ciclista toscano, nato il 18 luglio 1914, noto per aver vinto per tre volte il Giro d’Italia e per due volte il Tour de France tra gli anni Trenta e Cinquanta.

    Un vero ‘mostro sacro’ del ciclismo, un inarrivabile talento sportivo, ma non solo. Gino Bartali era molto, molto di più. Gino Bartali, il cui soprannome era “Ginettaccio”, negli anni si è reso infatti protagonista, oltre che di una storica e molto romanzata rivalità con un altro mito del ciclismo italiano, Fausto Coppi, è entrato di diritto tra le novità che riguardano l’esame di Stato della Maturità 2019 per i suoi grandi meriti soprattutto umani.

    Il motivo è semplice, nella sua eloquenza: il suo straordinario contribuito nell’impegnarsi nel salvare gli ebrei durante la terribile, indimenticabile tragedia dell’Olocausto.

    Gino Bartali ha ricevuto infatti nel 2013, 13 anni dopo la sua morte, l’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni“: riconoscimento conferito ai non ebrei che si sono distinti per salvare anche solo un ebreo durante l’Olocausto.

    Questo perchè negli anni della seconda guerra mondiale, Gino Bartali, il grande ciclista, si era impegnato a fondo per salvare la vita a decine di ebrei italiani, trasportando foto e documenti da una città all’altra, nascosti nei tubi della sua bicicletta.

    Questi straordinari atti di coraggio gli sono valsi, dopo la morte, appunto prestigiosissime onorificenze: la medaglia d’oro al valor civile nel 2006 (concessa dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi) e l’iscrizione del suo nome nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme, accanto a quello di altri 500 italiani che furono coraggiosi nell’impegnarsi nell’aiutare i concittadini ebrei, salvando l’onore della nazione.

    Questo, al di là delle sue straordinarie imprese sportive, traccia la grandezza di un uomo indimenticabile. Gino Bartali nacque a Ponte a Ema, in provincia di Firenze, il 18 luglio 1914, dimostrando fin da bambino grande abilità sulle due ruote.

    Nel 1935, a 21 anni, si iscrive come indipendente alla Milano-Sanremo. Da sconosciuto, arriverà quarto. Grazie a ciò ottiene il suo primo contratto da professionista, con la Frejus, con la quale vince i campionati italiani di ciclismo e fa registrare buone performance al Giro.

    Ma è nel 1936, con la Legnano, che Gino Bartali vince il primo Giro d’Italia: un’impresa che ripete anche nel 1937, quando diventa anche capitano della squadra italiana al Tour. Il successo, ormai, per lui, è planetario.

    L’anno successivo, nel 1938, infatti vince anche il suo primo Tour de France. Poi, nel 1940, la svolta della carriera, quando nella sua squadra si fa largo Fausto Coppi.

    In quell’edizione del Giro, Bartali – anche a causa di una brutta caduta – corre da gregario, trascinando lo stesso Coppi a una strepitosa vittoria. È l’ultima edizione del Giro prima dell’interruzione per la seconda guerra mondiale, durante la quale Bartali divenne un campione di coraggio.

    Nel 1946, Gino Bartali rivince il Giro d’Italia. Due anni dopo arriva anche la seconda, storica e ultima vittoria al Tour de France. Pare che questa vittoria abbia assunto anche un peso specifico nella politica e nella storia del paese per i risvolti che si legarono alle vicende interne, come la vicenda del segretario del Partito comunista Palmiro Togliatti colpito in un attentato e i rischi che l’Italia sprofondasse nei rischi di una guerra civile.

    La leggenda racconta che l’entusiasmo popolare per l’impresa in Francia di “Ginettaccio”, unita alla presenza di di Togliatti riportarono un po’ di quiete sociale. Quella del 1948 è l’ultima impresa di Bartali, che corse fino al 1954.

    Nel 2000 poi, a quasi 86 anni, la morte. Per lui, come visto, un fiume di onorificenze arrivate postume.