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Che cos’è il Revenge Porn: cosa prevede, da quando è valido e cosa si rischia

Si parla ormai tantissimo di Revenge Porn: dopo i recenti fatti di cronaca che hanno portato la questione al centro della attenzione mediatica, il Revenge Porn è diventato un argomento di pubblico dominio, anche se effettivamente non si è a volte nella posizione di poter comprendere pienamente di cosa si tratta. Ebbene, che cosa è il Revenge Porn? Di cosa si occupa e che cosa dice la legge in merito?

Revenge Porn ecco cos’è. Cosa significa, cosa prevede e cosa dice la legge

Il Revenge Porn è purtroppo una mesta realtà in Italia: la faccenda è divenuta di pubblico dominio dopo le vicende di pubblico ludibrio a cui sono state sottoposte alcune persone in ambito di riservatezza e privacy. In particolare, per far ulteriore chiarezza, si è parlato molto di Revenge Porn dopo la diffusione in rete di foto osé e video privati che riguardavano la sfera intima della parlamentare Giulia Sarti.

Da quel momento, l’attualità ha fatto scoperchiare un vaso di Pandora dal quale le vicende relative al Revenge Porn hanno mostrato tutto un sottobosco di putredine e ignominia. Ma di cosa si tratta?

Nel concreto, con Revenge Porn si parla sul piano letterale di una sorta di “vendetta pornografica” e implica la scelta di condividere o minacciare di condividere alcune immagini relative alla vita privata e in modo più diretto alla vita sessuale di un soggetto. Che viene, letteralmente, minacciato e ricattato per questo.

Le immagini, in particolare foto o video, in genere ritraggono la vittima nell’atto di svolgere una pratica sessuale o in altri casi assumere una posa osè, oppure un atteggiamento di sensualità e più in generale si riferiscono a nudità specifiche della persona oggetto di ricatto, che siano immagini di nudo parziale o totale.

Il Revenge Porn diventa operativo allorquando le foto o i filmati sono oggetto di condivisione senza che il soggetto abbia autorizzato ovviamente la stessa divulgazione. Può capitare che le ragioni dell’azione siano spiccatamente private e legate a gelosia o a un vero ricatto economico. In alcuni casi si tratta di immagini private che la vittima ha girato e autorizzato per mere ragioni di coppia, col partner, in altri, invece, di foto o video estorti, vale a dire registrare all’insaputa del partner.

Sul Revenge Porn si è mossa la politica, con la proposta di legge del Movimento 5 Stelle. Del resto il fenomeno era divenuto più che famoso dopo le tristi vicende di Tiziana Cantone, ragazza napoletana vittima di una assurda gogna social dopo la pubblicazione di video personali. Da allora in poi, la politica si è mossa.

Il Movimento 5 Stelle ha presentato un ddl apposito che vuole coprire il vuoto legislativo esistente. Ad oggi infatti le vittime di tale pratica possono denunciare i colpevoli per diffamazione o violazione della privacy. Ma finisce tutto qui. Il disegno di legge suggerisce di punire con la reclusione in carcere chiunque pubblichi in rete materiale pornografico riguardante una persona che non abbia espresso il proprio consenso.

La pena è più grave è prevista qualora la diffusione del materiale pornografico sia opera del coniuge, l’altra parte dell’unione civile o la persona sentimentalmente legata alla vittima.

Sanzioni monetarie sono suggerite anche per chi ha contribuito alla diffusione del materiale: per i più giovani sono incoraggiate iniziative rieducative verso un maggior rispetto della privacy.