Stupro Viterbo, il padre di uno degli indagati: ‘Ecco cosa ho detto a mio figlio’

    “La verità deve ancora venire fuori e ora come ora non sappiamo qual è. Saranno gli inquirenti a doverla accertare. C’è un’indagine in corso e ci affidiamo a loro”. Predica calma Roberto Licci, padre di Riccardo, uno dei due ragazzi indagati per lo stupro di Viterbo. L’uomo di 54 anni, che con il figlio condivide anche la stessa fede politica in CasaPound, è entrato nei fascicoli delle indagini per la sua presenza all’interno della chat di WhatsApp in cui il figlio ha condiviso le foto e i video della violenza sulla donna di 36 anni, che nei giorni scorsi ha denunciato lo stupro subito. Roberto Lucci è tra coloro che hanno provato a coprire Riccardo: “Butta subito il cellulare”, ha scritto il padre al figlio sulla stessa chat in cui era stato condiviso il materiale che testimoniava quanto accaduto la notte del 12 aprile scorso. 

    Stupro Viterbo: “Se mio figlio fosse colpevole saprei come comportarmi”  

    Roberto lucci ha però smentito l’affermazione del gip Rita Cialoni, secondo cui le immagini sono state “condivise con una serie di soggetti terzi, ivi compreso il padre del Licci”. Il 54enne ha infatti affermato che “non ho né ricevuto né guardato quei video e quelle foto”. Conferma invece la seconda parte dell’ordinanza, secondo la quale lui stesso avrebbe inviato un messaggio al figlio all’interno della chat di WhatsApp: “Io non sapevo con precisione di cosa si trattasse. È vero che gli ho scritto di gettare via tutto ma credo di essermi comportato da padre. Ho commesso un reato con quel consiglio? Non credo proprio. Sono suo papà, cercavo solo di pensare a lui”. Ieri sera è andato a trovarlo nel carcere Mammagialla di Viterbo, in cui il figlio 21enne è rinchiuso da quattro giorni: “È provato. E noi siamo assolutamente dispiaciuti. È un ragazzo tranquillo, come ce ne sono tanti: non ci aveva mai dato problemi”. In conclusione Roberto licci aggiunge: “Vorrei vedere quei video, per capire cosa sia successo davvero. Perché finora il processo lo state facendo voi giornalisti, e questi due ragazzi li avete già condannati. Io e mia moglie siamo distrutti. Per ora, non posso dire nulla perché non sappiamo come siano andati realmente le cose. Ma se fosse vero… non siamo mica animali, fosse vero sarei disperato. Se fosse davvero colpevole, sarei il primo a sapere come comportarmi con lui. L’ho cresciuto con dei valori”, conclude.