Venezuela, altro black out, ombre e buio nel Paese

    Venezuela, altro black out, ombre e buio nel Paese da ogni punto di vista e, in questo senso, anche letteralmente parlando: corrente KO in 20 regioni del Paese che restano avvolte nel buio a partire da questa notte. 

    Venezuela, altro black out, ombre e buio nel Paese. Da Caracas a Vargas: 20 regioni sono KO

    Sia la capitale del Venezuela Caracas che una grande parte del Paese sono rimaste al buio totale a causa di un nuovo preoccupante black out che, a partire dalle 23.20 di ieri, ora locale ha rimesso in ginocchio tutto il Venezuela appunto. Dalla capitale ad almeno 20 delle 23 regioni del Venezuela, tutti sono senza luce e corrente. Si parla delle regioni di Vargas, Miranda, Aragua, Carabobo e Cojedes e ancora le aree di Lara e Zulia ma anche l’isola Margarita. Non sono sopraggiunte al momento spiegazioni o chiarimenti circa le ragioni per le quali il black out si sia ripresentato. Il governo e l’azienda Corpoelec infatti, al momento tacciano su questa recidiva: in precedenza era successo il 7 Marzo, quando il Venezuela si è trovato al buio nel pieno di una crisi politica, istituzionale e non solo la cui emorragia non sembra finire. Nei cinque giorni di buio totale si bruciarono milioni e, al contempo, credibilità e accuse reciproche: poi, un’altra serie di interruzioni si erano seguite in tutto il Venezuela con disagi di ogni tipo, dai trasporti ai rifornimenti di cibo ed acqua, passando per le connessioni e i collegamenti telefonici. Sono dunque giorni, anzi, settimane piuttosto accese, ancorché letteralmente e metaforicamente buie quelle del Venezuela laddove la crisi tra Guaidò e Maduro divampa come un incendio difficile da domare. Nelle scorse giornate ad esempio, il numero uno del gruppo di opposizione autoproclamatosi capo dello Stato ad interim del Venezuela, e cioè Juan Guaido’, aveva ricevuto la pessima notizia della revoca della immunità parlamentare ad opera del governo del premier Maduro: una mossa per fortificare l’accusa di usurpazione di potere sancita dall’Assemblea Costituente che di fatto così autorizza la Corte Suprema a perseguirlo penalmente. Una decisione peraltro arrivata con il sigillo dell’unanimità.  “Nessuno ci fermerà” aveva però dichiarato Guaidò.